A Sulmona la procura ha aperto un’inchiesta sulla divulgazione e pubblicazione sugli organi di stampa della lettera dell’ex generale Guido Conti, prima che la stessa fosse consegnata ai familiari e alla magistratura.
La procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un procedimento penale nei confronti di ignoti per il reato di rivelazione di segreto di ufficio, in relazione alla divulgazione sugli organi di stampa, lo scorso 19 novembre, di parte del contenuto della lettera, rinvenuta dai carabinieri nell’autovettura dell’ex generale Guido Conti, prima della consegna di copia della lettera stessa ai familiari e alla procura.
Nella lettera Conti aveva scritto: “Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma. Non per l’albergo, di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa, mi sono sempre posto la domanda: potevo fare di più?”.
Sia i familiari che la procura di Pescara hanno negato alcun coinvolgimento di Conti con la tragedia dei 29 morti per la valanga: il generale non era e non sarebbe mai stato indagato per la tragedia di Rigopiano, come confermato anche dai consulenti tecnici della procura di Pescara, che hanno valutato come “il parere sul vincolo idrogeologico risulta correttamente rilasciato, poiché l’esiguo movimento di terreno per la sistemazione del manufatto non poteva determinare nessun movimento franoso e in ogni caso tale parere non era mirato ad affrontare le specifiche tematiche di geomorfologia globale dell’area nel contesto complessivo”.
Il passaggio in questione riguarda il parere favorevole emesso dall’ex generale dei carabinieri forestali Guido Conti, morto il 17 novembre scorso. Nel marzo del 2007 Conti guidava il comando provinciale della forestale. In una lettera scritta prima di morire, Conti aveva parlato di Rigopiano come di un suo cruccio, anche se il progetto di realizzazione del centro benessere dell’hotel riguardava “esigua movimentazione di terreno, da cui non poteva derivare nessuna frana”.