Nel Golfo del Messico nave italiana attaccata da pirati: due feriti (non abruzzesi), equipaggio derubato. E’ la Remas della Micoperi che ha base anche a Ortona. A bordo anche due marinai abruzzesi.
La nave italiana Remas attaccata nella notte da un gruppo di 7-8 pirati nel golfo del Messico è proprietà della Micoperi, uno dei maggiori contractor dell’industria offshore. Due i marittimi italiani rimasti feriti in maniera non grave durante l’attacco pirata condotto con due barchini: Andrea Di Palma (di Ravenna) e Vincenzo Grosso (pugliese) . Il primo è stato ferito al ginocchio da una pallottola in uno scontro a fuoco, l’altro è stato colpito in testa con un corpo contundente. L’equipaggio ha respinto l’assalto, ma è stato derubato di quanto possibile prima della “ritirata”. Sono nove in totale i marittimi italiani a bordo. A bordo anche due abruzzesi, Di Felice di Martinsicuro e Livio Vespasiano di Ortona. I due feriti sono stati sbarcati nel porto di Ciudad del Carmen, dove la «Remas» è arrivata scortata da una unità militare messicana e dove si trovava il personale medico allertato per soccorrere i due marittimi.
L’attacco di un gruppo di pirati alla nave italiana Remas nel Golfo del Messico non è il primo che coinvolge un’unità mercantile della Micoperi, società con quartier generale a Ravenna e operation base a Ortona: dieci anni fa, l’11 aprile 2009, pirati somali nel Golfo di Aden sequestrarono il rimorchiatore ‘Buccaneer’ dell’azienda romagnola, con a bordo 16 persone di equipaggio (dieci italiani, cinque romeni ed un croato). Dopo un lungo lavorio di contatti, i marinai furono rilasciati solo il 9 agosto. “I pirati si sono ritirati”, disse l’allora ministro degli Esteri Franco Frattini, negando – come anche il general manager della Micoperi, Silvio Bartolotti – l’ipotesi di blitz o pagamento di riscatto per la liberazione della nave. Piuttosto, il governo somalo aveva esercitato una “forte pressione” per portare al ritiro i pirati. I marinai italiani furono trovati nel complesso in buone condizioni ma allo stremo dopo quattro mesi di dura prigionia, con casi di dissenteria e altre malattie, pochi e sporadici contatti con i familiari e sempre sotto la minaccia delle armi.
Tre anni dopo la Micoperi tornò alla ribalta delle cronache per le operazioni di recupero e trasferimento del relitto della Costa Concordia, naufragata all’isola del Giglio la sera del 13 gennaio 2012 (32 vittime tra i passeggeri, 33 con un sommozzatore che prese parte alla ricerca dei dispersi). L’operazione iniziò a maggio 2012: Titan Salvage (Usa) e Micoperi riportarono a galla l’enorme relitto adagiato su un fianco e lo trainarono lentamente a Genova con due rimorchiatori oceanici nel luglio 2014 per lo smantellamento. Il consorzio Titan-Micoperi si è poi occupato, fino a maggio 2018, della bonifica dei fondali marini al Giglio.
“Il Messico non è per tutti.. È solo per i messicani”. Lo ha appena scritto sul suo profilo facebook Livio Vespasiani, marittimo ortonese imbarcato sulla nave italiana assaltata in Messico dai pirati. Agli amici che gli chiedevano come andasse, Livio, meccanico di bordo, ha scritto:
“Diciamo tutto apposto compà”. Con lui c’è anche un altro abruzzese, ma di cui ancora non c’è conferma dell’identità. “Stanno però bene entrambi – ha confermato all’ANSA il sindaco di Ortona Leo Castiglione – La Micoperi ci ha spiegato che l’attacco è durato 10 minuti, non di più. Certo, che per noi di Ortona è sembrato rivivere la vicenda del 2009 con il sequestro della nave da parte dei pirati in Somalia”.