Preso dalla polizia il presunto responsabile dell’omicidio di Marco Cervoni, il 35enne morto ieri in ospedale dopo essere stato trovato in una pozza di sangue al ‘ferro di cavallo’ nel quartiere Rancitelli di Pescara.
Lo hanno trovato a terra, esanime, alcuni condomini. Era sul pianerottolo di uno stabile di edilizia residenziale, in una pozza di sangue, con ferite alla testa, conseguenza di una colluttazione o di una brutale aggressione. Poi la chiamata al 118 e la corsa in ospedale, dove i medici del pronto soccorso hanno cercato a lungo di salvarlo, ma invano. È morto così, a Pescara, il giorno di Capodanno, Marco Cervoni, 35 anni. Nel giro di poche ore la Polizia, che ha indagato in modo serrato, è riuscita prendere il presunto assassino: si tratta di Guerino Spinelli, 29enne di etnia rom con numerosi precedenti, sottoposto a fermo per omicidio volontario. Teatro del delitto è il complesso conosciuto col nome di ‘ferro di cavallo’, nel popoloso quartiere Rancitelli, considerato la principiale piazza dello spaccio in Abruzzo. Sono da poco passate le 10 del mattino quando alcuni residenti dello stabile di via Tavo trovano il 35enne a terra al secondo piano dell’edificio. L’uomo è vivo, ma gravissimo, e poco dopo muore in pronto soccorso. Sul posto interviene subito la Polizia. Nel giro di poche ore, nel pomeriggio, gli agenti della Mobile, diretti da Dante Cosentino, riescono a scovare il presunto assassino, che non si è consegnato, e a portarlo in carcere. Titolare del fascicolo è il pm Paolo Pompa. Sulla vicenda c’è il massimo riserbo da parte degli investigatori: non sono ancora chiari i motivi all’origine dell’omicidio né in che modo il 35enne sia stato colpito. Ciò che è certo è che la vittima, originaria di Penne, negli ultimi tempi viveva a Rancitelli ed aveva problemi di tossicodipendenza e che il luogo in cui si è consumato il delitto, il ‘ferro di cavallo’ appunto, è considerato la centrale dello spaccio abruzzese. Del complesso, chiamato così per via della forma, di recente si è parlato in più occasioni. A febbraio vi furono aggrediti il giornalista Rai Daniele Piervincenzi e la sua troupe, impegnati in un’inchiesta per il programma ‘Popolo sovrano’; stessa sorte è toccata a settembre scorso a Vittorio Brumotti di ‘Striscia la notizia’ e al suo staff. Si tratta di un quartiere caratterizzato da degrado e criminalità, spesso definito dai pescaresi come il ‘bronx’ della città. Centinaia e centinaia, ogni anno, gli interventi e i ‘passaggi’ delle forze dell’ordine. Il tema sicurezza in quella zona della città torna quindi alla ribalta. Il sindaco di Pescara, Carlo Masci, nell’esprimere un plauso alla Polizia che “in tempi rapidissimi ha assicurato il responsabile alla giustizia”, sottolinea che “il nostro obiettivo è abbattere il ‘ferro di cavallo’, del tutto o in parte, perché è una struttura che è oggetto di pericolosità sociale”. Non usa mezzi termini il vicepresidente del Consiglio regionale d’Abruzzo, Domenico Pettinari, esponente M5s: “Nel ferro di cavallo, negli ultimi anni – dice – si è sparato e si è ammazzato. Il ‘Ferro di cavallo’ è una zona pericolosissima che non può più essere lasciata un solo minuto non presidiata. Il ferro di cavallo deve subito essere militarizzato”.