Ecco la storia di Mania Mehrabi, che a Pescara cerca casa da affittare e si sente chiedere se è italiana. «Episodi come questi vanno denunciati perché non accadano più nel XXI secolo».
Mania Mehrabi ha 33 anni, una laurea in Lingue, mercati e culture dell’Asia presso l’Università di Bologna e prima ancora un diploma di maturità scientifica presso il Liceo Galileo Galilei di Pescara. Tecnico Internet con la passione per la cucina, è stata chef e cofondatrice del progetto Anima – Food & Photography che, come mostrano le foto realizzate da Anamaria Draghici, la vede impegnata nella promozione della cucina persiana e della cultura a essa legata.
Perché Mania è persiana o iraniana che dir si voglia. A Teheran Mania è nata, ma è a Pescara che è cresciuta e vissuta, dopo essersi trasferita in Italia con la sua famiglia da quando aveva soltanto sei mesi. Insomma Mania è italiana e la sua italianità mai avrebbe pensato che qualcuno gliene chiedesse conto com’è successo soltanto pochi giorni fa, quando, cercando casa in affitto, si è trovata in una di quelle situazioni che si pensa possano esistere solo sui giornali.
Ed ecco lo scambio di battute sulla chat di whatsapp in cui si è trovata, cercando casa.
«Lei è italiana (?, ndr)», le chiedono.
E la risposta, pungente e puntuale, non si è fatta attendere, alla faccia di chi professa la propria italianità, compiacendosene col petto tronfio di orgoglio, salvo poi pugnalare al cuore l’italiano ogni volta che inciampa su raccapriccianti orrori di sintassi, grammatica e ortografia di quella che dovrebbe essere la propria lingua madre.
«Forse dovrei chiederglielo io se lei è italiano, dato che non mette neanche un punto interrogativo alla fine di una domanda», risponde Mania in chat.
L’epilogo, come racconta la stessa Mania, ha del grottesco, perché lo stesso locatore, tentando una maldestra ed estrema difesa, annuncia di non essere italiano.
«Un tentativo mal riuscito di salvarsi dopo essere stato smascherato», rivela Mania.
Insomma, la caccia alle streghe dei cacciatori di odio dovrebbe essersi chiusa ormai da un pezzo, ma evidentemente c’è sempre chi è pronto ad aprire nuove battute venatorie per placare la fame delle proprie frustrazioni. E allora, forse, nel 2020 d.C., si potrebbe ripartire proprio da qui, dalla silenziosa assenza riecheggiante di un punto interrogativo dimenticato in una frase inopportuna e anacronistica.