E’ arrivata a Pescara Maria Elena Boschi, ministro per le riforme del Governo Renzi. L’incontro pescarese, organizzato per promuovere il referendum costituzionale, si è aperto con 1 minuto di silenzio per le vittime di Nizza.
Recependo appieno il messaggio di Matteo Renzi, che ha fatto del referendum una questione di vita o di morte del Governo, Maria Elena Boschi ha deciso di partecipare attivamente alle iniziative che promuovono il sì alle riforme costituzionali. Il ministro Boschi è arrivata oggi a Pescara per prendere parte a “Basta un sì”, volta appunto alla promozione della consultazione referendaria. Appena entrata a Palazzo di Città, scortata dalle forze dell’ordine, la Boschi non ha rilasciato alcuna dichiarazione al microfono. A quanto si sa, poco prima aveva incontrato il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, e le autorità locali. Presenti nella sala del comune circa 200 persone. L’evento si è aperto con un minuto di silenzio per le vittime di Nizza.
“Le Regioni, i consiglieri regionali, ma anche i sindaci e gli enti locali saranno i componenti del nuovo Senato. – ha detto la Boschi rispondendo ad alcune domande – Nel momento in cui dovremo decidere a livello nazionale di queste materie, quindi l’energia, come l’ambiente, come anche i trasporti, i rappresentanti dei territori parteciperanno alle decisioni a livello nazionale come componenti del Senato. Abbiamo bisogno di più semplicità, ma soprattutto di più chiarezza su cosa fa lo Stato e su cosa fanno le Regioni, senza confusione e sovrapposizioni. Dobbiamo semplificare il nostro Paese. Avere molte competenze differenziate per cui ogni Regione può avere delle regole diverse significa complicare molto la vita ai cittadini, agli imprenditori e ai lavoratori. Dire per esempio che ogni Regione decide in modo autonomo sui permessi per i trasporti significa chiedere agli autotrasportatori che hanno magari un trasporto eccezionale da spostare da una regione all’altra di ottenere un permesso diverso in ogni territorio che attraversano. Questo vuol dire perdere tempo che può essere invece dedicato alla propria attività, a far crescere la propria azienda. Dobbiamo affrontare questo referendum pensando a qual è il futuro dell’Italia e qual è il Paese che vogliamo costruire insieme non per i prossimi sei mesi o per i prossimi due anni, ma per i prossimi 30 anni. Avere un Paese più stabile, più semplice, più efficiente, ridurre del 30 per cento il numero dei parlamentari, chiarire i poteri dello Stato e delle Regioni, avere leggi approvate in tempi certi, non per avere più leggi, ma per poter approvare le leggi che servono nei tempi in cui serve dare risposte ai cittadini, è la scelta che dobbiamo fare al referendum”.