E’ stata un’estate con pochi incendi, ma il merito non è della Regione Abruzzo e delle sue azioni di prevenzione e pianificazione, dice la federazione regionale degli agronomi e forestali.
In polemica con la Regione, la federazione regionale dei dottori Agronomi e Forestali d’Abruzzo torna ad insistere sulla necessità di dotarsi di un Regolamento che dia finalmente attuazione alla Legge regionale forestale (la n. 3 del 4/01/2015). La pianificazione consentirebbe, oltre che di ridurre il rischio di roghi, anche di contribuire favorevolmente alla lotta contro il cambiamento climatico. Inoltre, sempre secondo la federazione, si genererebbe un indotto economico nel settore di circa 75 milioni di euro l’anno, garantendo anche la tutela di un paesaggio vocato al turismo.
Le precipitazioni abbondanti di giugno e i passaggi temporaleschi di luglio, agosto e settembre, accompagnati dagli abbassamenti di temperatura che hanno mantenuto i terreni freschi e umidi, hanno allontanato la siccità e quindi le condizioni favorevoli alle fiamme. Efficace anche la macchina per la lotta agli incendi boschivi, suddivisa per incarichi alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco e al Corpo Forestale dello Stato, entrato quest’ultimo recentemente nell’Arma dei Carabinieri per decreto del Governo. Secondo i dati provvisori forniti dal Corpo Forestale dello Stato, in Abruzzo nel 2016 ci sono stati 21 incendi che hanno distrutto 45,8 ettari, di cui 38 su superfici boscate. Dati in netta controtendenza con quelli dello scorso anno, conclusosi con 85 incendi su 1.173 ettari, di cui 639,5 in terreni forestati.
Ma non basta, secondo la Federazione dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali d’Abruzzo:
“Non sono sufficienti – dicono i vertici della Federazione – l’efficienza delle squadre antincendio e la fortuna. Lo stato del settore forestale regionale versa in profonda crisi, con una scarsa e lenta programmazione regionale e un’esigua dotazione di figure professionali negli organici della Regione. La Regione Abruzzo ha redatto la Carta del Rischio Pirologico estivo e invernale e la Carta dei Tipi Forestali, ottimi strumenti al servizio della pianificazione, ma mancano dei piani di gestione aggiornati, unico strumento efficace per prevenire gli incendi. Nel periodo 2003-2008 la Regione ha cofinanziato circa 40 Piani di Gestione Forestali destinati alla pianificazione delle risorse silvo-pastorali di proprietà dei Comuni, i quali risulterebbero di grande utilità per agevolare la realizzazione dei tagli boschivi e il positivo uso dei fondi comunitari. I piani redatti da tecnici forestali incaricati dai Comuni sono stati ultimati e presentati in Regione nel corso del biennio 2008-2009 e successivamente sottoposti dal Corpo Forestale dello Stato ad analisi e istruttorie parziali e incomplete determinando di fatto una situazione di stallo dal punto di vista amministrativo, tecnico e finanziario. Sebbene sia stata approvata dalla scorsa Giunta Regionale la Legge Regionale forestale (la L.R. n. 3 del 4/01/2015), non è stato inoltre ancora approvato, entro i 180 giorni previsti dalla pubblicazione della legge, il Regolamento che chiarirebbe tutti gli aspetti connessi al settore forestale (tagli, vincoli, permessi, autorizzazioni e pianificazione forestale), fatto che blocca il settore e lo rimanda a prescrizioni redatte sulla base del Regio Decreto n. 3267 del 1923 (Legge Serpieri). Eppure l’Inventario Forestale e dei Serbatoi di Carbonio del 2005 (il documento del 2015 è in fase di lavorazione) segnala che in Abruzzo vi sono circa 439.000 ettari di aree verdi su 1 milione di ettari di superficie totale, ovvero il 42% del totale regionale. Le superfici sono composte per la maggior parte da faggete (circa 122.000 ettari), querceti (circa 112.500 ettari) e boschi naturali e artificiali di conifere (Pini mediterranei e montani, Abeti, Larici, Cipressi, Cedri e Douglasie) con circa 25.000 ettari di superficie. Sono proprio queste due ultime formazioni le più colpite dagli incendi che potrebbero essere oggetto di operazioni selvicolturali di prevenzione. Diradamenti, pulizia del sottobosco, rinaturalizzazione delle pinete artificiali con latifoglie spontanee, sono le operazioni sostenibili da attuare e che garantirebbero una migliore crescita del bosco in termini volumetrici e di stabilità degli alberi, una maggiore resistenza alle avversità come il fuoco e una sua pronta resilienza (la capacità di ripresa dopo un evento sfavorevole)”.
Il presidente della Federazione Dottori Agronomi e Forestali d’Abruzzo, Mario Di Pardo, aggiunge:
“Avere dei boschi curati dunque non solo ridurrebbe drasticamente il rischio di incendi, ma potrebbe essere un ottimo biglietto da visita per il turismo della regione Verde d’Europa dal momento che i cittadini amano moltissimo boschi e pinete per passeggiate e pic-nic. Inoltre, con un giusto criterio nel gestire i prelievi legnosi (principio contenuto nella carta della Gestione forestale sostenibile – GFS) e prendendo a riferimento l’incremento medio dei boschi abruzzesi pari a 3,4 m3/ha/anno si potrebbe evidenziare un potenziale prelievo legnoso regionale paria a 1.074.400 m3 /anno. Prelievo che potrebbe generare un indotto di lavori, sia per imprese boschive che si occupano della prima lavorazione che per imprese commerciali, addette alla vendita al minuto, di circa 75.208.000 di euro all’anno, per una produzione lorda vendibile di circa 107.440.000 di euro all’anno. Considerando che per le lavorazioni boschive oltre l’80 % dei lavori risultano ascrivibili alla manodopera si potrebbero creare oltre 600.000 giornate di lavoro annue per addetti al settore forestale. Inoltre – conclude Di Pardo – in Abruzzo oltre il 70% della proprietà boschiva è pubblica (Comuni o Amministrazioni Separate di Uso Civico), quindi i Comuni montani potrebbero incassare dalla gestione oculata del proprio patrimonio forestale(GFS) circa 21.488.000 di euro l’anno, un dato che assicurerebbe qualche punto di Pil regionale in più. Come Dottori Agronomi e Dottori Forestali d’Abruzzo, siamo pronti a fare la nostra parte”.
Guarda il servizio del Tg8:
height=315