Premio Borsellino, De Raho: “La mafia non è diventata buona”

Il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, al suo arrivo per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, Reggio Calabria, 27 gennaio 2018. ANSA/ MARCO COSTANTINO

Giornata conclusiva del 24° Premio Borsellino a Pescara. Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho: “La mafia è dormiente e pericolosissima, non è diventata buona”.

“Sono convinto che evidentemente qualche interpretazione che non sia esattamente corrispondente alle esigenze possa esservi. Ovviamente si rispetta l’interpretazione della Corte Costituzionale, ma è anche vero però che il carcere duro, quello che è stato il meccanismo e quelle che sono state le misure hanno rappresentato, all’indomani della Strage di Capaci, la risposta più forte che lo Stato potesse dare”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, intervenendo alla cerimonia di premiazione del “Premio Nazionale Paolo Borsellino”, giunto alla sua 24/a edizione, in merito al pronunciamento della Corte Europea dei diritti dell’uomo, seguita poi dalla Corte Costituzionale, secondo i quali l’ergastolo ostativo, cioè il regime carcerario duro è contro i diritti umani. “Quello che temiamo – ha aggiunto – è che quella risposta sia via via dimenticata o si ritenga una risposta eccessiva rispetto alla mafia. La mafia al momento è dormiente, continua a operare con una strategia della sommersione, ha rilevato che lo Stato ha operato con una reazione forte, ma non per questo dobbiamo credere che la mafia sia più buona o la mafia non sia più pericolosa come una volta. La mafia è pericolosissima ed è pronta a tirar fuori gli artigli se noi ci lasciamo andare ritenendo che essi sono al di fuori di un sistema criminale violento. La mafia tira fuori la violenza ogni qual volta pensa ci sia l’esigenza, e questo lo fa anche oggi perché ancora oggi ci sono gli omicidi di mafia”.

Il Servizio del Tg8:

Comandante Ros Angelosante: ‘La mafia si contrasta anche con impegno società civile’. Tra i premiati questa mattina a Pescara, nel corso della 24/a edizione del Premio Nazionale “Paolo Borsellino” anche Pasquale Angelosante generale dell’arma e comandante dei ROS, che ha voluto ricordare la figura del magistrato palermitano. “Oggi è importante parlare di mafia – ha detto – e queste manifestazioni servono proprio per diffondere la conoscenza del fenomeno mafioso che va si contrastato con le attività investigative ma va anche contrastato con l’impegno della società civile che deve evitare questa contaminazione che è pericolosissima e i giovani in questo sono fondamentali perché rappresentano il futuro. Noi crediamo in quello che facciamo. Lo dobbiamo a quelli che ci hanno preceduto e hanno pagato anche con la vita il contrasto alle mafie. Questo riconoscimento mi gratifica perché evoca un grande magistrato che ha pagato anche lui con la vita il grande lavoro investigativo che portava avanti con grande tenacia assieme al collega Giovanni Falcone”.

Ergastolo: Francabandera, ingiusto attacco a Consulta – “Mi è dispiaciuto ascoltare delle critiche e quello che definisco un attacco sulla questione dell’ergastolo ostativo alla Corte Costituzionale, e tanto più alla Corte Europea, e parliamo di presidi di legalità fondamentali. E quindi anziché criticare le sentenze della Corte Costituzionale che è uno dei baluardi di legalità più importanti, cerchiamo di capire quello che ci dice perché legalità è sempre non solo nella risposta alla delinquenza e alla mafia, ma legalità è anche la risposta di uno Stato di diritto nella fase della esecuzione della pena. Questa è la differenza fra loro e noi”. Lo ha detto la presidente della Corte di Appello dell’Aquila Fabrizia Francabandera, premiata questa mattina a Pescara per la 24/a edizione del “Premio Nazionale Paolo Borsellino”. “Lo Stato risponde rispettando la legge – ha spiegato – anche nei confronti di chi non l’ha rispettata. La Costituzione italiana prevede che la pena tenda alla rieducazione anche del peggior mafioso. E poi allora lasciamo ai giudici, perché questo ha detto la Corte Costituzionale, caso per caso, la capacità di decidere sulle singole posizioni. Eliminiamo gli automatismi, eliminiamo le regole dall’alto e facciamo lavorare i giudici, anche se per loro è una responsabilità in più”.

Gabrielli, nostra forza è il rispetto della legge – “La nostra forza è il rispetto della legge. Noi siamo diversi dai criminali perché rispettiamo le leggi. Anche quelle che possono in qualche modo non sembrarci quelle più giuste e perché poi ovviamente dal mio punto di vista pensare che alcuni criminali possano in qualche modo ritornare in circolazione, senza essersi pentiti e avere fatto abiura, e quindi potendo ritornare in un circuito che potrebbe alimentare, chiaramente non mi fa dormire sonni tranquilli, però credo che il rispetto della dignità umana e il rispetto delle leggi sono gli unici elementi veri, reali che contraddistinguono lo Stato di diritto dalla barbarie del crimine”. Lo ha detto il Capo della Polizia di Stato – Direttore generale della Pubblica Sicurezza,  Franco Gabrielli premiato oggi a Pescara nella cerimonia della 24/a edizione del “Premio Nazionale Paolo Borsellino”, in merito ai pronunciamenti di Corte Europea e Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo.

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L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.