Processo Bussi, Avvocato dello Stato: “Abruzzo terra di nessuno”

Processo Bussi: L’intervento dell’avvocato dello Stato Cristina Gerardis nel giudizio di appello aderisce alle richieste di condanna della Procura Generale

“Abruzzo terra di nessuno sulla tutela ambientale ora anche con l’avallo della corte di assise mostrati nel giudizio di primo grado”.  Lo ha detto in uno dei passaggi del suo intervento l’Avvocato dello Stato Cristina Gerardis, nel processo in Corte d’Assise d’Appello all’Aquila sulla cosiddetta mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino della Montedison. L’udienza si è aperta con la discussione della Gerardis, attualmente Direttore Generale della Regione Abruzzo, che nel suo lungo intervento ha molto spesso accusato i giudici di primo grado.

“La Corte di Assise con la sentenza di primo grado ha mostrato una peculiare indifferenza per le tematiche ambientali e legate alla salute – ha continuato l’Avvocato dello Stato che ha puntato il dito anche contro Montedison: “La scelta era tra occultare e occuparsi dell’inquinamento, è stato deciso di far viaggiare da una società all’altra la proprietà del sito sempre sotto il cappello di Montedison prima ed Edison dopo”.

Poco più di 1,8 miliardi di euro: è stata la richiesta di risarcimento record per danni ambientali e di immagine formulata nei confronti degli imputati dall’avvocatura dello Stato. Di questa somma ingente, già chiesta in primo grado, 1,376 miliardi sono per conto del ministero dell’Ambiente, 500 milioni della Regione Abruzzo, 1 milione della presidenza del Consiglio dei ministri e 3,155 milioni del commissario delegato dal governo per il bacino Aterno-Pescara. La richiesta è stata formulata dall’avvocato dello Stato Generoso Di Leo.

“A Bussi sono state create discariche abusive – ha spiegato Di Leo – c’è una sostanziale distinzione tra inquinamento e creazione di discariche che sono vive e continuano a fare danni fino a quando non chiudono. A Bussi c’è un disastro che prosegue nel presente”.

L’udienza e’ cominciata il ritardo per via delle difficili condizioni meteo. Dopo la Gerardis è intervenuto l’altro avvocato dello stato Generoso Di Leo, entrambi in adesione alle requisitorie dei due Pg Domenico Castellani e Romolo Como, che martedì scorso avevano richiesto per 18 dei 19 imputati le stesse condanne proposte dal pubblico ministero nel processo di primo grado: con l’accusa di disastro ambientale e avvelenamento dell’acqua, le richieste variano da un massimo di 12 anni e 8 mesi ad un minimo di 4 anni. A questa fase del procedimento all’Aquila si e’ arrivati dopo il pronunciamento dello scorso marzo dalla Cassazione che ha convertito in appello tutti i ricorsi presentati alla Suprema Corte. In Corte d’Appello a Chieti il 19 dicembre 2014, 19 imputati erano stati assolti dall’accusa di aver avvelenato le falde acquifere mentre il reato di disastro ambientale fu derubricato in colposo e quindi prescritto

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.