Secondo i dati dell’ultimo Rapporto Annuale del Centro di Coordinamento RAEE, la Regione consolida la raccolta di rifiuti tecnologici (+0,7%) e il dato pro capite (+0,64%) che si conferma però tra i più bassi in Italia. Ottime performance solo dalla provincia di Teramo che si distingue per volumi complessivi e raccolta pro capite.
Nel 2020 in Abruzzo sono state raccolte 6.092 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Lo evidenzia il Rapporto Annuale 2020 del Centro di Coordinamento RAEE, l’istituzione che sintetizza i risultati conseguiti da tutti i Sistemi Collettivi che si occupano del ritiro presso i centri di raccolta e i luoghi di raggruppamento organizzati dalla distribuzione e della gestione dei rifiuti tecnologici in Italia.
Il risultato è migliorato leggermente rispetto al 2019 in forza di un incremento dello 0,7% che relega però la regione al 16esimo posto per volumi a livello nazionale e al penultimo tra le regioni del Centro Italia.
Migliora leggermente anche la raccolta pro capite che raggiunge i 4,64 kg per abitante (+0,64%), valore però ancora molto distante dalla media nazionale (6,14 kg/ab) e il più basso nell’area di riferimento (6,37 kg/ab).
La maggioranza dei volumi abruzzesi (circa il 95% del totale) ha origine dai centri di raccolta comunali, mentre i luoghi di raggruppamento della distribuzione (LdR), che in Italia raccolgono il 18% dei RAEE, contribuiscono solo per un 5%, addirittura in contrazione rispetto al 2019. Trascurabile (meno dello 0,5%) il contributo derivante dagli altri punti che costituiscono la rete infrastrutturale di raccolta.
Raccolta per province
La provincia che raccoglie il maggior quantitativo di RAEE è quella di Chieti con 2.279 tonnellate, anche se in calo del 2,9% rispetto all’anno precedente, mentre quella di Teramo, con 1.682 tonnellate, si piazza al secondo posto, unica provincia, in tutta la regione, a migliorare la raccolta rispetto al 2019, con un ragguardevole +11,5%. L’ottima performance deriva da un deciso incremento della raccolta nei raggruppamenti R1 (unica provincia a registrare un incremento) e soprattutto in R2, dove i volumi sono cresciuti del 57%.
Seguono a grande distanza le province de L’Aquila con 1.483 tonnellate (-0,2%) e soprattutto di Pescara che con sole 650 tonnellate risulta la provincia con la maggior contrazione della raccolta (-8,3%), oltre che l’unica ad aver fatto registrare un segno meno in tutti e cinque i raggruppamenti.
Quella di Pescara è anche l’unica provincia a non avere nessun luogo di raggruppamento della distribuzione sul proprio territorio, mentre nella provincia di Teramo la raccolta dagli LdR sfiora il 10% del totale dei volumi. Le province di Chieti e de L’Aquila si assestano sulla media regionale, con una raccolta che poggia per il 95% sui centri di raccolta comunali.
Da registrare come nessuna delle province abruzzesi raggiunga la media pro capite dell’area di riferimento (6,37 kg/ab): il valore più alto, infatti, arriva dalla provincia di Chieti, che si ferma a 5,68 kg/ab, ma in calo dello 3,8% rispetto al 2019. In crescita anche su questo parametro, invece, quella di Teramo, che arriva a 5,48 kg/ab, con un quasi +12%.
Stabile la provincia de L’Aquila con 4,92 kg/ab, mentre quella di Pescara sprofonda a 2,1 kg/ab, uno dei valori più bassi in tutta Italia.
“I dati regionali evidenziano il mancato superamento dei limiti infrastrutturali che affliggono l’Abruzzo e l’assenza delle attività che spettano al settore del commercio delle apparecchiature elettriche ed elettroniche” commenta Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE. “In un territorio sul quale quattro province hanno numericamente più o meno la stessa popolazione, spicca negativamente il dato di Pescara che ha, complessivamente, il terzo peggior risultato d’Italia, superata solamente da quelle di Crotone e Caltanissetta. I dati delle province di Chieti e di Teramo, sicuramente bisognosi in futuro di incrementi, dimostrano però che è possibile raggiungere quel minimo di volumi per avviare il percorso di crescita che è necessario per confrontarsi con obiettivi di ben altro livello che ci impone l’Unione Europea”.