Rapina in villa a L’Aquila, messinscena per il mancato appalto?

Incrociamo il geometra pestato brutalmente davanti alla moglie e ai figli nella sua casa immersa nella campagna di Monticchio due anni fa, nei corridoi del tribunale dell’Aquila.

Carlo Cafaggi, funzionario del Comune in cui si occupa anche delle procedure legate agli appalti per la ricostruzione, ha poca voglia di farsi riprendere dalle telecamere in un momento delicato dal punto di vista delle indagini della Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, giunte comunque a una svolta.

Nella mente di Cafaggi ancora i momenti tremendi della sera in cui quattro uomini vestiti con tuta da lavoro e forte accento straniero, s’introdussero in casa dopo la cena. Botte, calci in faccia, pugni che gli sono costati – dice indicando la sua nuca – 37 punti in testa, il labbro spaccato e ricucito, sei ore d’incoscienza (Cafaggi, portato all’ospedale da un’ambulanza del 118 alle 9,15 si risvegliò alle tre di pomeriggio) e un anno e mezzo di terapia psicologica per tutta la famiglia per superare il trauma.

La vicenda è quella dell’aggressione in stile “arancia meccanica” avvenuta il 18 settembre del 2014 nella casa della famiglia Cafaggi. I quattro stranieri (Arjian e David Gjni di 29 e 24 anni residenti a Teramo; Edmond Ginai di 35 anni, residente a Villa Vomano nel Teramano e Valentin Druga di 35 anni), s’introdussero da una piccola finestra laterale. Da subito il loro bersaglio fu il geometra.

Vennero portati via orologi Rolex di cui Cafaggi era collezionista e diversi beni di valore, lasciando nel sangue il dirigente comunale e sotto shock i figli, allora di 11 e 13 anni.

“E’ stato un anno e mezzo tremendo”, dice Cafaggi fuori microfono.

Ora sulla rapina il pubblico ministero David Mancini, sulla scorta delle indagini portate avanti dalla Squadra mobile (diretta da Maurilio Grasso) ha posto la parola fine, identificando nel presunto mandante dell’aggressione l’imprenditore edile aquilano, Walter D’Alessandro, 44 anni di Coppito, e già coinvolto in un’altra inchiesta riguardante traffici di stupefacenti con l’Albania. “Lo conosco perché frequentava i nostri uffici e ci siamo sempre salutati ma non abbiamo mai avuto alcun rapporto diretto”, racconta Cafaggi. Ora i cinque sono accusati di rapina, sequestro di persona e lesioni. Lesioni ancora difficili da ricucire per il nucleo familiare, mentre intanto Cafaggi esclude con convinzione l’esistenza di una correlazione tra il pestaggio e la mancata assegnazione di un appalto per la ricostruzione a D’Alessandro.

IL SERVIZIO SULLA RAPINA DEL 2014:

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.