False attestazioni dei “furbetti” per la ricostruzione a L’Aquila. La magistratura sequestra immobili per 720mila euro
In un caso la proprietaria di un immobile aveva chiesto e ottenuto un’abitazione tramite sostituzione edilizia dalla periferia ovest della città – via Antica Arischia per la precisione – al centro storico, la Villa comunale. Ma non ne aveva i requisiti. E’ solo uno dei tre casi in cui altrettanti proprietari sono finiti nei guai per indebita percezione di erogazioni pubbliche richieste nell’ambito della ricostruzione aquilana: sotto inchiesta della Procura della Repubblica le pratiche dei beneficiari che hanno subìto un sequestro preventivo di circa 721mila euro, fondi elargiti secondo l’accusa, sulla base di certificazioni false.
Si tratta di un filone che secondo quanto si è appreso avrebbe altri sviluppi.
Le indagini, coordinate dai pubblici ministeri Simonetta Ciccarelli e Fabio Picuti, avrebbero fatto emergere ipotesi di reato contestate ai beneficiari dell’indennizzo nonché, in alcuni casi, anche ai tecnici che hanno redatto i progetti a corredo delle domande, ritenuti consapevoli delle false attestazioni.
Le indagini sono state condotte da un gruppo di lavoro composto da ufficiali di polizia giudiziaria della Procura appartenenti al Corpo Forestale dello Stato, alla Polizia Municipale e al Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza. Investigatori e inquirenti considerano questa inchiesta un “progetto pilota” in quanto “si è dato valore ad alcuni dati che incrociati tra loro (e desunti attraverso l’interrogazione delle banche dati create dai vari uffici che operano sul territorio) hanno permesso un monitoraggio sicuro del denaro erogato”.
A tale proposito, sarebbero emerse contraddittorietà nelle dichiarazioni rese dai cittadini in occasione delle richieste di indennizzo avanzate nei confronti del Comune (beni mobili danneggiati, contributo autonoma sistemazione, riparazione di immobile, richiesta di recupero beni), “che già ad una prima lettura apparivano sintomatiche di falsità e conseguente inesistenza del diritto a beneficiare dell’emolumento richiesto”. A disporre i sequestri sono stati i gip presso il Tribunale di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella e Guendalina Buccella su istanza dei pm Ciccarelli e Picuti.
Il servizio del Tg8:
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