In quattro regioni, tra cui l’Abruzzo i docenti fuori sede della scuola “Nastrini liberi” cercano azioni comuni con i sindacati e le istituzioni territoriali.
In quattro regioni del sud Italia, tra quelle maggiormente colpite dal fenomeno dei docenti esiliati ad Acireale (CT) in Sicilia, a Pescara in Abruzzo, a Napoli in Campania ed a Cagliari in Sardegna i docenti riuniti nei gruppi spontanei e nei comitati nati a seguito della entrata in vigore della L. 107/15 (Nastrini Liberi Uniti, Comitato nonsisvuotailsud , Nastrini Rossi, ODS, 8000 Esiliati Fase B, Coordinamento docenti fase C) incontreranno i rappresentanti sindacali scuola (CGIL, UIL, CISL, SNALS, GILDA) e delle istituzioni.
La L.107/’15, protagonista della riforma cosiddetta “Buona Scuola” nata dal non ascolto delle parti in causa, secondo i “Nastrini” ha generato assunzioni che in moltissimi casi stanno costando carissimo ai docenti della scuola pubblica italiana.
“Dopo l’entrata in vigore di questa legge il corpo docente è sempre più diviso e di fatto non esiste più una uguaglianza giuridica all’interno di uno stesso settore. Circa 30 mila assunti nelle ormai tristemente note fasi B e C sono finiti molto lontano dalle proprie regioni di residenza, pilotati da un algoritmo smascherato ormai nel suo sistema fallace. Questo fatto costituisce da oltre due anni una vera e propria emergenza sociale tutta del Sud. L’unica certezza, ad oggi, è che i docenti esiliati da tutte le regioni del Mezzogiorno sono rimasti in numero sostanzialmente immutato, mentre è cresciuta l’emergenza, i disagi sono aumentati, come pure l’esasperazione di molti. Si tratta di intere famiglie in difficoltà, di sofferenze vere, concrete, di persone che sono al limite delle dimissioni”, affermano i “Nastrini liberi”, che ricordano come “Le voci dei docenti esiliati continuano a trovare eco nei gruppi e movimenti organizzati che continuano strenuamente a contrastare l’ingiustizia generata dalla L.107/2015”.
In Abruzzo sono oltre 600 i docenti titolari fuori regione e che quest’anno hanno chiesto il ricongiungimento ai familiari tramite l’assegnazione provvisoria. Ma ben 200 circa tra loro non l’hanno ottenuta. Tantissimi docenti ricorrono alle vie legali per vedere garantiti i propri di diritto e rientrare a casa. I giudici ovunque stanno dando ragione ai docenti: ma quanti di loro possono davvero permettersi di affrontare le spese legali ed i rischi connessi ad una causa giudiziaria? Sta diventando sempre più paradossale la necessità costante di ricorrere alla giustizia per vedere garantiti i propri diritti di lavoratrice/ lavoratore nel sistema amministrativo scolastico. Questo meccanismo perverso è spia di un cattivo funzionamento dell’istituzione scolastica, che non riesce ormai da anni a stabilire regole certe e corrette per la gestione del proprio personale.
La tavola rotonda (in Abruzzo si tiene oggi 2 novembre presso il Centro Culturale Spazio Più in via Arapietra alle ore 17) organizzata di concerto tra le regioni del Sud deve essere solo uno dei primi passi verso la soluzione definitiva di un problema che molti si ostinano ancora a considerare locale e circoscritto, quando ha le dimensioni, secondo i “Nastrini” di una nuova questione meridionale, tutta della scuola e dei suoi docenti.