Dopo duemila anni dalla morte di Ovidio, approda in Campidoglio la mozione per riabilitare il grande poeta di Sulmona: chiesta la revoca della condanna di esilio.
Augusto lo aveva bandito da Roma e lui, il grande poeta originario di Sulmona, autore delle “Metamorfosi”, nella città eterna non ci aveva fatto più ritorno, morendo in Romania. A distanza di duemila anni ecco spuntare la richiesta di riabilitazione di Publio Ovidio Nasone con tanto di cancellazione di quell’infelice condanna di esilio che lo aveva costretto a non fare più ritorno a Roma.
A farsi promotori di questa bizzarra richiesta, oggetto di mozione, sono i consiglieri del Movimento 5 stelle in Campidoglio, che impegnano “la sindaca, la sua giunta e l’assessore competente a promuovere ogni utile iniziativa, affinché si proceda all’adozione dei necessari provvedimenti per recepire la sentenza di assoluzione e revocare la ‘relegatio’ a Publio Ovidio Nasone, riconoscendo la riabilitazione del poeta e restituendo allo stesso la libertà, la dignità civica e l’arte universale, nonché al coinvolgimento delle nuove generazioni alla conoscenza del percorso di vita del poeta, al fine di favorirne la partecipazione attiva alla cerimonia di assoluzione”. Così si legge nel documento che dovrebbe essere votato in aula in settimana. Nel testo si ricorda che “la città natale di Ovidio, Sulmona, per rendere giustizia al suo figlio più illustre si è fatta promotrice di due processi, il primo in primo grado celebrato davanti a una corte di insigni latinisti il 10 dicembre 1967 e il secondo, in appello, celebrato il 9 dicembre 2011 davanti a una corte di giuristi. In entrambi i giudizi Ovidio è stato assolto dai capi di imputazione a lui contestati. L’ultima sentenza di assoluzione è stata recepita all’unanimità dal consiglio comunale di Sulmona, che nel 2012 l’ha trasmessa all’assemblea capitolina di Roma, affinché venisse recepita e ne fosse data attuazione”.