Riparte l’iter procedurale per la realizzazione del metanodotto Sulmona-Foligno, separato da quello della centrale di compressione e spinta ormai concluso.
Il percorso burocratico per l’approvazione del progetto va avanti dunque, nonostante il forte grado di sismicità della conca pelingna attraversata dal metanodotto e segnalato da quanti si oppongono all’opera (gli eventi sismici di agosto e ottobre del 2016 e gennaio del 2017 ne sono una tangibile riprova). Il percorso del metanodotto riprende con la remissione degli atti, in data 2 agosto scorso da parte del ministero dello sviluppo economico alla presidenza del consiglio dei ministri che convoca per giovedì 26 ottobre ministeri ed enti coinvolti, Regione Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, i presidenti delle province, le comunità montane, i sindaci dei territori interessati dall’attraversamento del metanodotto Sulmona-Foligno e la Snam.
In una nota diffusa dai Comitati cittadini per l’ambiente, che da anni ormai portano avanti la propria battaglia a tutela del territorio peligno, avversando la realizzazione del metanodotto, si legge: “Questa convocazione segue le dichiarazioni del ministro dell’ambiente Galletti di una settimana fa, con le quali si afferma che i lavori per la realizzazione del gasdotto Tap, che porterà il gas azero in Puglia nel 2020, possono partire perché sono state date tutte le autorizzazioni. Pertanto, tra fine ottobre e inizio novembre, le ruspe del consorzio dovrebbero entrare in azione per la costruzione del gasdotto.
Il metanodotto Sulmona-Foligno, come tutto il progetto Rete Adriatica, come è ormai noto, è strettamente collegato alla costruzione del T.A.P. e questa accelerazione è fortemente preoccupante.
Al sindaco di Sulmona, che come ha dichiarato, ribadirà la contrarietà al progetto della Snam, ricordiamo che sono ben dieci le delibere unanimi di opposizione al progetto, approvate anche dalle precedenti amministrazioni, e che il nostro territorio è doppiamente penalizzato perché oltre al metanodotto c’è anche l’impianto di compressione. Le motivazioni per opporsi sono molteplici e inattaccabili, perciò chiediamo con forza che la politica tutta le faccia pesare con il governo e la società proponente, con la consapevolezza che è loro preciso dovere difendere la salute dei cittadini, il territorio, l’ambiente.
Così come chiediamo che facciano lo stesso anche il sindaco di Pratola, di Corfinio, di Popoli, di Roccacasale, de L’Aquila, dei comuni dell’Aquilano e i rappresentanti istituzionali delle altre Regioni che in questi anni hanno prodotto atti deliberativi di netta contrarietà all’opera.
Alla Regione Abruzzo chiediamo di mantenere ferma la negazione dell’intesa con lo Stato per tutte le motivazioni espresse nelle delibere di giunta e per quanto accaduto dopo il terremoto dello scorso anno.
Riteniamo che la risoluzione presentata dal consigliere Pietrucci, presidente della commissione ambiente e territorio che anche nella seduta di martedì scorso per la terza volta è slittata, poteva essere un ulteriore elemento di forza quale atto politico della Regione da presentare alla convocazione del 26 ottobre. Auspichiamo che dietro la mancata approvazione in aula della risoluzione non si celi una inversione di marcia su questa problematica da parte della Regione Abruzzo”.