Nell’ambito della rassegna Teatro d’Autore, venerdì 4 novembre andrà in scena al Florian di Pescara “Piccola Antigone” e “Cara Medea”, ultima produzione del Teatro Kismet – Teatri di Bari.
“Piccola Antigone” e “Cara Medea”, testi di Antonio Tarantino, vede protagonisti Teresa Ludovico e Vito Carbonara, la regia è affidata alla stessa Teresa Ludovico, spazio e luci di Vincent Longuemare. Lo spettacolo è presentato dal Florian Metateatro Centro di Produzione Teatrale nell’ambito della rassegna Teatro d’Autore ed altri linguaggi. Dopo il successo ottenuto da “Namur” nella passata stagione, Teresa Ludovico torna a Pescara con un testo di Antonio Tarantino, uno dei più interessanti autori italiani nel panorama della Drammaturgia Contemporanea.
“Antonio Tarantino con “Cara Medea” e” Piccola Antigone” – si legge nella nota che accompagna il lavoro – riporta i miti nella nostra storia recente, nei sobborghi di città degradate o distrutte dalla guerra. Il risultato è un viaggio in quella modernità che ci abita, ci lacera e ci pone tante domande, una per tutte: l’altro. Le protagoniste di queste storie vomitano parole feroci e banali per sfuggire , spesso, al dolore di un vivere quotidiano che le stringe in una morsa inesorabile e le paralizza. “Piccola Antigone” è la storia di una prostituta che incontra un cliente che si svelerà essere poi Edipo, suo padre. In “Cara Medea”, la protagonista è un’ex deportata, rinchiusa in un lager dopo aver ucciso i figli, che percorre un’Europa post bellica per raggiungere il suo Giasone a Pola”.
Racconta Teresa Ludovico che nel 1982, dopo aver visto lo spettacolo” Stabat Mater” di Antonio Tarantino, con Piera Degli Esposti, è rimasta folgorata da quel “potente flusso di parole fatte di carne”.
“Una scrittura magistrale che mi affascinava e mi intimoriva. – dice la regista – Ho avvicinato il testo di ” Cara Medea” e “Piccola Antigone” lentamente, cercando di assorbirlo ritmicamente e, quando mi sono lasciata andare, tutto è stato più semplice. Questi personaggi , spesso portatori di mitiche ferite, chiedono all’attore di essere incarnati così come si presentano: nudi e crudi, senza nessun giudizio. Frequentando un laboratorio di drammaturgia condotto dall’autore, ho compreso la sua necessità di scorticare le belle parole per trovare la voce, magari rauca, di quella umanità che ha paura dell’altro, che si sente continuamente minacciata e che vive di doppiezza. Le storie di Tarantino si svolgono in interni, in spazi chiusi, ma sono sempre il riflesso del fuori e della Storia. Con leggerezza e ironia riesce a coinvolgere lo spettatore in temi di grande impegno sociale. Un teatro politico ?!”.
Dopo lo spettacolo per gli “Incontri a Teatro” colloquio con la compagnia a cura di Paolo Verlengia.