Test sierologici per il Covid 19: dal dipartimento della Salute diffide e bacchettate ai sindaci “fai da te”. Ecco perché “sono inutili e dannosi”.
Sarebbero stati cinque, ma a Castel di Sangro le operazioni erano già terminate prima che partisse la diffida. Ammontano a quattro i Comuni abruzzesi finiti nel mirino del Dipartimento regionale della Salute per aver promosso i test sierologici rapidi nel pieno dell’emergenza Covid-19. Formali diffide sono state notificate in una prima fase alle Amministrazioni comunali di Aielli, Cerchio e Prezza, mentre più di recente (lo scorso 29 aprile) al Comune di Tollo è stata formalizzata una lettera di diniego rispetto alla richiesta di “regolarizzare la procedura” e persino di “disporne la copertura delle spese a carico della Regione”.
La diffida al Comune di Prezza, invece, ha rappresentato una delle concause che il sindaco e consigliere regionale Marianna Scoccia ha addotto, sul piano politico, per spiegare la sua rottura con la coalizione di Marsilio, formalizzata nei giorni corsi.
La lettura delle missive a firma della dirigente Stefania Melena (inviate per conoscenza anche all’ANCI e ai carabinieri del NAS), è utile a chiarire ulteriormente una posizione sin dall’inizio assolutamente rigorosa, affermata a più riprese da Claudio D’Amario, già direttore del Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute e da pochi giorni direttore generale di quello della Regione Abruzzo: “quei test sono inutili, anzi inducono a conclusioni e a comportamenti che possono recare danno”.
Nelle premesse della lettera di diniego al Comune di Tollo, il Dipartimento scrive:
“Il gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanità ha ritenuto non giustificato il ricorso a test diagnostici molecolari per SARS-COV2 in soggetti asintomatici, ritenendo tali indagini inutili se non addirittura fuorvianti. Parimenti nei numerosi documenti redatti e pubblicati dall’OMS non si evidenziano indicazioni relative all’effettuazione di test nei soggetti asintomatici in generale”.
Inoltre la Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, con propria Circolare specifica ulteriormente:
“i test rapidi basati sull’identificazione di anticorpi IgM e IgG specifici per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, secondo il parere espresso dal CTS non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei secondo i protocolli indicati dall’OMS. Il risultato qualitativo ottenuto su un singolo campione di siero non è sufficientemente attendibile per una valutazione diagnostica, in quanto la rilevazione della presenza degli anticorpi mediante l’utilizzo dei test rapidi è comunque indicativo di un’infezione acuta in atto, e quindi della presenza di Virus nel paziente e rischio associato a una sua diffusione nella comunità. Inoltre, per ragioni di possibile cross-reattività con altri patogeni affini come altri coronavirus umani, il rilevamento degli anticorpi potrebbe non essere specifico della infezione da SARS-CoV2. Infine, l’assenza di rilevamento di anticorpi (non ancora presenti nel sangue di un individuo per il ritardo che fisiologicamente connota una risposta umorale rispetto all’infezione virale) non esclude la possibilità di un’infezione in atto in fase precoce o asintomatica e relativo rischio di contagiosità dell’individuo”.
In sostanza, per il Ministero della Salute, il risultato di tali test è tutto… ed il contrario di tutto.
Il Dipartimento della Salute spiega pertanto al sindaco di Tollo che “quanto suesplicitato quindi confligge con la Sua pur pregevole iniziativa di procedere “…all’accertamento della presenza del virus nelle singole persone” e alla intenzione di ” …dare tranquillità non solo a coloro che devono riprendere le attività lavorative, ma anche nei rapporti amicali e familiari…”.
IL TEST QUANTITATIVO E’ UTILE, MA COLLEGATO ALLO STUDIO ISTAT – Il Dipartimento ricorda infine la portata e l’obiettivo dell’unico test sierologico che ha una sua validità:
”la Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute, su indicazione e approvazione del Comitato Tecnico Scientifico nazionale, ha recentemente promosso un’indagine di siero prevalenza della popolazione, inerente l’infezione da virus SARS-COV2. Lo studio è stato proposto al fine di determinare l’estensione dell’infezione nella popolazione e la prevalenza per gli stati selezionati nel campione dell’infezione medesima e costituisce il presupposto per analizzare un processo di riduzione graduale delle misure di contenimento del contagio. Lo studio è effettuato dall’istituto Nazionale di Statistica (Istat) ed è basato sulla popolazione, stratificata per età, genere, area di residenza e settore di attività economica, ed è destinato a fornire le caratteristiche epidemiologiche e sierologiche fondamentali tuttora poco conosciute del virus SARS-COV2. Il campionamento della popolazione stratificata di circa 150.000 soggetti è stato effettuato attraverso un disegno di campionamento casuale stratificato, al fine di evidenziare eventuali differenze di sieroprevalenza tra le varie fasce di età, di localizzazione territoriale e di professione, cosi da meglio comprendere le caratteristiche epidemiologiche e fornire fondamentali informazioni per lo studio della patogenesi e 10 sviluppo di strategie mirate per la gestione domiciliare di pazienti asintomatici o paucisintomatici, per I’inizio precoce delle terapie disponibili”.
Tutto ciò premesso, conclude la lettera della Regione, “non si ravvisa nessuna utilità nell’iniziativa comunicata da codesto Comune di effettuare test sierologici – peraltro al di fuori del SSR — sulla popolazione della comunità locale non essendo utile né a fini diagnostici né a fini della valutazione epidemiologica della circolazione virale, in assenza di un preciso disegno dello studio”.