Ud’A Chieti: silenzio, parla (solo) il Rettore o chi è autorizzato (dal Rettore). L’articolo 10 del codice etico-comportamentale disciplina anche i rapporti con la stampa.
Ufficialmente si chiama codice comportamentale, ma c’è già chi lo ha definito bavaglio: il vademecum, ad uso e consumo di chiunque presti la propria opera professionale per l’università Gabriele d’Annunzio Chieti-Pescara, mette in fila nero su bianco le cose da fare e soprattutto quelle da non fare. La riflessione appare legittima, se è vero come è vero che, tra consigli generici su doveri, lealtà e decoro, sia stato inserito anche il capitolo che riguarda i rapporti con l’informazione. L’articolo specifico è il numero 10, che disciplina “Comportamenti nei rapporti privati, riservatezza e rapporti con i mezzi di informazione”. In particolare, oltre agli ovvi divieti riguardanti comportamenti lesivi dell’immagine e dell’interesse dell’ateneo, viene “suggerito” in maniera perentoria il rispetto assoluto del segreto d’ufficio. Come dire, quello che apprendi dentro l’università, deve restare nell’università, a meno di apposita autorizzazione del Rettore che detta la linea solo e unicamente mediante comunicazioni ufficiali. In sostanza, ogni persona che abbia rapporti professionali diretti e indiretti con l’Università Gabriele d’Annunzio, direttore generale incluso, è tenuta ad informare il Rettore prima di rilasciare qualsiasi intervista.
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Ma non è vero! Anzi, le dicono di tutti i colori contro l'ateneo. Riportando perfino cose non vere.