Università Avezzano, i nuovi Peter Pan e la sede che non c’è protagonisti di una lettera-appello inviata al rettore dell’Ateneo teramano.
Sono esasperati gli studenti di Giurisprudenza di Avezzano, per questo affidano la loro inquietudine ad una lettera aperta indirizzata al rettore dell’Università di Teramo, Luciano D’Amico. I giovani iscritti alla Facoltà di Giurisprudenza, distaccamento di Avezzano, vorrebbero strappare la promessa di una sede idonea, a misura di studente e dotata di servizi che pagano ma non riceveno. I numerosi studenti della sede di Avezzano, distaccamento dell’Ateneo teramano, firmano una lettera collettiva indirizzata al magnifico Rettore.
“Gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza della città marsicana, la Peter Pan universitaria della sede che non c’è, chiedono che il versamento delle rate universitarie successive alla prima, già pagata, sia soppresso fino a quando la situazione generale non venga riportata entro i normali limiti di decoro. Da anni oramai – si legge nella missiva – la nostra Sede è alla smaniosa ricerca di una sede; da quando è stata dichiarata inagibile la struttura di Via Napoli, noi abbiamo affrontato un disperato cammino che ci ha portato ad essere sbalzati dapprima al Castello Orsini, dove non avevamo a disposizione nemmeno i banchi su cui scrivere, e poi, nell’Aula Magna dell’ex sede di Via Napoli, sprovvista dei servizi igienico-sanitari essenziali”.
Una soluzione sembrava arrivare dalla sede di Via Pertini, struttura praticamente condivisa, almeno nei corridoi, con le studentesse di un corso professionale per acconciatrici ed estetiste e i ragazzi diversamente abili dell’associazione ‘Help Handicap’ di Avezzano.
“Sebbene facente parte di un panorama disagiato – affermano gli studenti – sebbene le lezioni siano state più volte interrotte da destabilizzanti interventi dei ragazzi dell’associazione stessa, sebbene il costante rumore di phon, l’odore acre di cosmetici o la presenza stessa di lavabi in classe abbiano reso quantomeno imbarazzante studiare le discipline giuridiche in quel luogo, noi studenti abbiamo bonariamente accettato tutto questo, pur di continuare ad esercitare il nostro diritto allo studio”.
Ora però si avvicina un altro cambio sede, stavolta in quattro aule libere del Liceo Classico Torlonia, e nuovi disagi:
“La segreteria dell’Università, invece, – dicono gli studenti – verrà spostata, probabilmente, in alcuni uffici liberi del Palazzo Comunale. Il servizio mensa viene attivato sistematicamente solo alcuni mesi dopo l’inizio effettivo delle lezioni e collocato in strutture praticamente irraggiungibili a piedi. La sede non è servita da mezzi pubblici in modo regolare, con risultati imbarazzanti non solo per gli studenti, ma anche per i docenti stessi che, talvolta, sono stati costretti a chiedere uno ‘strappo’ ai ragazzi dell’Università. Nell’unica aula studio disponibile, inoltre, la scarsità di prese elettriche ne rende quasi impossibile l’utilizzo; senza contare che, gli stessi servizi igienici, sono insufficienti e condivisi tra tutti. Ci hanno risposto che la gestione dei servizi per la sede di Avezzano è rimessa all’amministrazione comunale della città, che sostiene tutte le spese per la nostra sede, persino il rimborso per la trasferta dei professori per la tratta Teramo-Avezzano-Teramo. Tutto questo comporta, ovviamente, un grande esborso a carico dell’ente locale: parliamo di diverse centinaia di migliaia di euro”.
Le tasse però, precisano gli studenti, vengono versate all’Università di Teramo:
“Le tasse che noi versiamo regolarmente – affermano i ragazzi – sembrano, inoltre, aumentare in modo inversamente proporzionale alla qualità della nostra propria esperienza universitaria. Quasi a contrappasso, invece, assistiamo alla crescita dell’Ateneo di Teramo nel prestigio; si spende e spande per i teramani, fino a giungere, talvolta, a veri e propri beni accessori, come i recenti tablet. Inoltre, alla Tassa Universitaria e alla Tassa ADSU troviamo affiancati gli importi delle iscrizioni al CUS ed al CUT, centri dei quali la maggior parte dei nostri studenti ignorava l’esistenza, pur pagandone, da lustri, l’iscrizione. A ciò si aggiunga il quasi totale disinteresse di alcuni docenti nei nostri confronti, i quali, spesso e volentieri, valicano il limite del buonsenso. Alla luce di quanto detto confidiamo nel fatto che il Rettore prenda a cuore, finalmente, la nostra situazione. Sarebbe opportuno, ad esempio, adattare il pagamento universitario ai servizi realmente resi”.