“Tutto come previsto nella querelle della chiusura del Traforo del Gran Sasso, molto rumore, grandi proclami, prese di posizione più o meno stizzite e poi il nulla”: e’ quanto dichiara in una nota Apindustria della Provincia dell’Aquila.
Apindustria chiede che “il Governo imponga al gestore la diminuzione del costo di percorrenza del traforo fino alla riapertura totale delle corsie dato che, dallo scorso 20 maggio, non si tratta più di una strada a percorrenza veloce: pertanto l’esborso non trova più alcuna giustificazione”.
“Che il traforo non sarebbe stato chiuso lo sapevano tutti-sottolinea Apindustria – anche il Gruppo Toto, che era a conoscenza delle varie denunce predisposte da varie parti (tra le quali noi) per interruzione di pubblico servizio. Ma il ricatto messo in atto dalla spregiudicata gestione di Strada dei Parchi, complice l’inefficienza atavica del Ministero dei Trasporti, ha funzionato. Il protocollo firmato per ‘scongiurare’ il peggio lasciava in capo al gestore la possibilità di mettere in campo un piano di limitazione del traffico autostradale e così, senza che si sia ancora compreso il nesso tra la circolazione dei veicoli e lo sversamento nelle acque sottostanti, si è subito proceduto alla riduzione delle corsie ed al limite di 60 km/h a tempo indeterminato. Già, indeterminato – conclude in una lunga nota Apindustria – perchè nel frattempo non si è ancora provveduto né allo stanziamento dei previsti 170 milioni per la messa in sicurezza né ad un cronoprogramma che possa dare certezze all’utenza, ma questo per il Gruppo Toto non conta, dato che il risultato di trasferire ogni responsabilità in capo allo Stato è pienamente riuscito”.