Legge sui Parchi, “pericoloso stravolgimento” per l’Abruzzo. Cresce l’impegno per non modificare la legge 394/91. Tutte le più importanti associazioni ambientaliste italiane si stanno opponendo alla proposta di riforma della legge 394/91, istitutiva dei Parchi e delle Aree protette italiane: una legge importantissima, presidio dell’enorme patrimonio naturale italiano.
Approda in un’Aula della Camera quasi deserta e fra le polemiche il disegno di legge di riforma dei parchi. Gli ambientalisti con Sinistra italiana lo criticano temendo che la legge quadro sulle aree protette (394/91) possa essere stravolta e danneggiare i parchi che diventerebbero “terreno di conquista per partiti o potentati”, osserva il vicepresidente del Wwf Dante Caserta. Sono governance, royalties e protezione della biodiversità gli aspetti della riforma che più non piacciono e su cui gli ambientalisti provano a fare pressing prima del voto chiedendo “di cambiarla profondamente oppure di fermarla”, rileva Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu. Ma vengono contestati anche il controllo faunistico “interamente affidato ai cacciatori”, “il mancato riconoscimento delle aree marine” e “preoccupanti norme sulle biomasse”. “Non ci sarà bisogno di competenze specifiche per direttori e presidenti di parco e la governance viene spostata dallo Stato (come previsto dalla Costituzione) verso il livello locale – osserva Caserta -; vengono coinvolti nella governance portatori di interessi economici specifici, indebolendo la tutela degli interessi generali rappresentati dallo Stato; le Aree marine protette subiranno una maggiore frammentazione e una maggiore pressione degli interessi locali”. Il meccanismo sulle royalties è “peggiorativo rispetto al testo del Senato”, osserva il presidente di Legambiente Rossella Muroni, perché “fa sconti a petrolieri e acque minerali”. La nuova legge, spiega Italia Nostra, “riconosce solo royalties (in alcuni casi solo dell’1%) una tantum cancellando quel minimo riconoscimento di introiti rispetto alle alterazioni paesaggistiche e al disturbo naturale causato da oleodotti, rinnovabili, elettrodotti”. Per il presidente della Camera Ermete Realacci, invece, obiettivo della riforma è “rendere le aree protette un modello di sviluppo per il Paese, incrociando natura e cultura, coniugando la tutela e la valorizzazione del territorio e delle biodiversità con la buona economia, sostenibile e più a misura d’uomo.