Il gatto delle nevi, prelevato dall’elicottero Ericsson S-64 dalla stazione sciistica di Ovindoli per esser portato sul Monte Velino – luogo di ricerca dei 4 escursionisti dispersi – è precipitato lungo il tragitto sganciandosi dal velivolo. L’operazione, molto complessa, era stata preparata a lungo.
Termina così il settimo giorno di ricerche dei 4 escursionisti dispersi sul Velino ormai da domenica. Durante il trasporto in quota
il gatto delle nevi è stato sganciato dal pilota dell’Eriksson S64: decollato in tarda mattinata da Ciampino ad Ovindoli aveva caricato il battipista da portare sul luogo delle ricerche. Secondo una prima ricostruzione sembrerebbe che il pilota, molto probabilmente per motivi di sicurezza, si sia visto costretto a sganciare il mezzo la cui oscillazione in aria ad un certo punto non è più parsa sicura. Il mezzo è miracolosamente caduto in un’area montuosa senza insediamenti.
“Durante il trasporto con elicottero dei vigili del fuoco di un mezzo battipista utile per la prosecuzione delle operazioni di ricerca, a causa di un inconveniente tecnico il nostro equipaggio è stato costretto a sganciare il mezzo trasportato”. Lo rendono noto i vigili del fuoco. “Il mezzo cingolato, di proprietà privata, vincolato al gancio baricentrico dell’elicottero – continua la nota -, durante il volo ha subito anomale oscillazioni. Tentate senza successo le manovre di riequilibrio, a salvaguardia dell’incolumità dell’equipaggio, il pilota ha individuato una zona idonea non abitata ed ha proceduto allo sgancio del carico. L’elicottero è poi atterrato senza conseguenze sulla piazzola della Croce Rossa Italiana ad Avezzano”.
Una giornata, questa settima di ricerche, difficile da subito. Centinaia i soccorritori, da tutta Italia, impegnati sin dalle prime ore di luce del mattino nella disperata ricerche dei 4 dispersi sul Velino da domenica scorsa: cani, uomini e mezzi sofisticati come i sonar. Una valanga, spiegano i soccorritori in quota, di dimensioni enormi. Nei punti laterali, dove ha spinto di più, la profondità della neve arriva a 12 metri. Neve, tanta neve, ma ormai è soprattutto ghiaccio. Un dispiegamento di forze e mezzi senza precedenti. Soccorso alpino e speleologico, vigili del fuoco, esercito con gli alpini con il 9 Reggimento dell’Aquila, finanza, protezione civile, carabinieri, polizia, unità cinofile da Moena, unità speciali per le valanghe da Belluno. Ci sono anche i soccorritori che arrivarono per primi a Rigopiano, su sci e pelli di foca.
Si cercano, col cuore in gola ma anche tanta professionalità ed esperienza, le tracce di Tonino Durante, 60 anni, conosciutissimo anche per la sua bottega di coltelleria; zio di Gian Mauro Frabotta, 33 anni, ingegnere dell’Eni, grande conoscitore delle cime ( un anno fa aveva scalato il Nepal). E ha un negozio di articoli sportivi proprio di fronte a quello di Tonino anche il padre di Gianmarco Degni, 26 anni, studente, fidanzato di Valeria Mella, 25 anni, figlia di un maresciallo dei carabinieri. Ieri troppa la nebbia e la gru dei cieli non si è potuta alzare in volo.
Immagini quelle del battipista che precipita nel vuoto che stanno facendo il giro di social e siti d’informazione: quella di oggi poteva essere infatti la giornata della svolta nelle delicatissime ricerche dei 4 dispersi ormai da 7 giorni. Il battipista avrebbe dovuto giocare un ruolo fondamentale nel rendere più scavabile, se così si può dire, la zona dove da giorni sono concentrate le ricerche. Il battipista di Ovindoli ha, infatti, una lama che riduce lo spessore della neve.
Quando si arriva ad un metro i cani sentono di più e possono intervenire, indirizzare. Ma quando c’è nebbia, i soccorritori devono salire in quota a piedi, per dieci chilometri, con gli sci. Prezioso anche il ricorso alla tecnologia Recco: un’antenna di 80 centimetri di diametro, trasportata da un elicottero dei Carabinieri, ex Forestali, in grado di captare, anche a profondità importanti, i metalli: chiavi, cellulari e metalli degli indumenti da alpinisti. E’ una tecnologia che il Soccorso Alpino da un anno impiega con successo in Valle d’Aosta e in Trentino e che si spera dia risultati anche sul Velino.
Alla comprensibile disperazione dei tanti soccorritori impegnati da ormai una settimana si è aggiunta quella dei familiari: quando la notizia del battipista precipitato nel vuoto è giunta nel campo base, dove stazionano da domenica sera i familiari dei quattro abruzzesi dispersi, un coro di pianti è risuonato per tutta la vallata.