Commenti e reazioni alla decisione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, di impugnare la nuova legge regionale sull’urbanistica: 7 articoli ritenuti anti costituzionali.
Il Consiglio dei ministri ha esaminato cinque leggi delle Regioni e ha quindi deliberato di impugnare la legge della Regione Abruzzo n. 29 del 13/10/2020, recante “Modifiche alla legge regionale 12 aprile 1983 n. 18 (Norme per la conservazione, tutela, trasformazione del territorio della Regione Abruzzo), misure urgenti e temporanee di semplificazione e ulteriori disposizioni in materia urbanistica ed edilizia.
Le disposizioni contenute negli articoli 5, 7, 10, 18, 19, 23 e 25, violano previsioni statali che costituiscono norme interposte e risultano così invasive della potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di tutela dei beni culturali e del paesaggio di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, abbassando altresì il livello della tutela dei predetti interessi determinando la violazione dell’articolo 9 della Costituzione, oltre a contrastare con norme di principio in materia di governo del territorio, in violazione dell’articolo 117, terzo comma della Costituzione.
Una notizia che ha subito scatenato reazioni e commenti.
Tra i primi ad intervenire l’assessore all’urbanistica, Nicola Campitelli: “Abbiamo lavorato per elaborare un nuovo impianto legislativo che potesse semplificare, e non c’è mai stata quindi la volontà di invadere il campo normativo del Codice di tutela dei beni e paesaggi ambientali – osserva l’assessore Nicola Campitelli -. Il Governo, probabilmente, ha visto altro. Alcune criticità segnalate – spiega – le risolveremo immediatamente introducendo piccole modifiche che verranno approvate nella prossima seduta del Consiglio regionale; per gli altri aspetti impugnati, invece, cercheremo in tutte le sedi di difendere le scelte fatte e mirate soltanto a snellire e semplificare le procedure che sono vecchie di 40 anni. Stiamo lavorando alacremente, poi, al progetto di riforma complessivo della legge urbanistica per cui abbiamo davanti mesi di confronto e se non vi saranno pregiudizi – conclude – arriveremo presto a una nuova legge del settore al passo con i tempi”.
“La Regione Abruzzo ha già pronto un nuovo Progetto di Legge sull’Urbanistica che ci permetterà di chiarire e superare le Osservazioni sollevate dal Governo, su indicazione del MiBact, alla Legge 29 con la quale abbiamo introdotto alcune ‘misure urgenti e temporanee di semplificazione e ulteriori disposizioni in materia urbanistica ed edilizia’, con l’obiettivo di rilanciare il settore dell’edilizia gravemente compromesso dall’emergenza Covid. Puntualizzeremo meglio il rispetto rigoroso del Piano Paesaggistico, mai venuto meno nella legge 29, mantenendo però quello che era e resta l’obiettivo cardine dell’intero dispositivo normativo, ovvero ridurre i tempi della burocrazia e snellire le procedure, eliminando inutili doppioni nei passaggi, che pure il MiBact sembra invece voler inspiegabilmente mantenere, con il solo risultato di rallentare le attività e accrescere il potere delle Sovrintendenze, senza nulla aggiungere alla regolarità o meno delle procedure stesse. E questo non è accettabile, come già abbiamo avuto modo di ribadire nelle nostre interlocuzioni con i vari Ministeri interessati”. Così il Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri ufficializzando il provvedimento.
“Apprendo, ormai nemmeno con tanto stupore, che il governo ha impugnato ancora una volta una legge di questo centrodestra, alla guida della nostra Regione, che proprio non ne azzecca una. Era inevitabile che ciò accadesse, lo abbiamo dichiarato più volte in sede di commissione e in consiglio votando contro questa legge – interviene così la consigliera regionale del M5S, Barbara Stella, in merito alla notizia che il governo centrale ha posto all’attenzione della Corte Costituzionale la recente legge sull’urbanistica, approvata dalla Regione Abruzzo.
“Presentato come un mero adeguamento delle leggi regionali per semplificare e riorganizzare le funzioni amministrative, in realtà si è rivelato un vero e proprio cavallo di troia, per attuare una serie di azioni legislative che miravano, più che ad una reale semplificazione delle procedure, all’istituzione di una vera e propria “deregulation”.“Le motivazioni addotte dal Consiglio dei Ministri sono serissime, perché le norme approvate causano una diminuzione della tutela dei beni culturali e del paesaggio che vengono tutelati con legge statale. Un aspetto che avevano spesso sottolineato e previsto – rimarcano i consiglieri dei gruppi Pd, Abruzzo in Comune, Legnini Presidente e Gruppo misto – e che abbiamo cercato di evitare, ottenendo il ritiro di previsioni pregiudizievoli contenute proprio negli articoli censurati, perché era chiarissimo il vero scopo del progetto di legge, cioè approfittare della congiuntura post-pandemica per cementificare ancora di più il nostro già oberato territorio e realizzare un tentativo di “testo unico”, che però si occupa solo di sistematizzare alcune precise questioni senza condividerle col settore e senza approdare a una visione strategica e complessiva. In attesa di capire bene l’argomento dei rilievi e preparare i nostri contributi per i lavori consiliari ci aspettiamo che il Governo regionale torni in aula per recepire le doglianze del Consiglio dei Ministri, evitando anche in questa materia un conflitto costituzionale”.
“La regione ci ripensi e cancelli da sola la legge, serve consumo di suolo zero e reale sostenibilità”. Il Forum H2O aveva per primo chiesto un dietrofront alla Regione contestando pesantemente la nuova legge edilizia della Regione Abruzzo, ribattezzandola ‘legge città arlecchino’, evidenziandone non solo i profili di anticostituzionalità ma soprattutto i danni che la sua applicazione arrecherebbe al territorio favorendo piani di lottizzazione e varianti urbanistiche senza gli adeguati controlli.
“L’applicazione di quelle norme – dichiara Augusto De Sanctis, del Forum H2O – porterebbe ad aumentare il rischio concreto per i cittadini nei territori interessati da rischi idrogeologici, in quanto senza alcuna cautela si potrebbero costruire manufatti poi utilizzati anche da persone ignare in aree a rischio frana o alluvione elevato o molto elevato”.
Sulla questione interviene anche il WWF Abruzzo che, in una nota, scrive: “Com’era prevedibile il Governo ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge n. 29 del 13 ottobre 2020, con la quale la Regione aveva modificato, peggiorandola, la legge urbanistica. Che il provvedimento fosse impugnabile era stato segnalato in tutti i modi alla maggioranza regionale da più parti, compresi le rappresentanze di categoria. Come WWF Abruzzo facemmo notare, in una lettera inviata a tutti i consiglieri regionali, quanto la legge di riforma fosse sbagliata nel metodo, nei contenuti e nei tempi. Soprattutto era sbagliato intervenire in una materia così delicata come la pianificazione urbanistica attraverso provvedimenti spot: su questa materia sono necessari confronto e condivisione per giungere a riforme di settore serie che tengano conto degli effetti di quanto si intende autorizzare. Ipotizzare soluzioni temporanee – che poi temporanee sono solo all’apparenza – in un settore che trasforma lo spazio fisico è di per sé una contraddizione”.
“Sono evidenti i profili di incostituzionalità ed è evidente che si sarebbero evitati – afferma il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo – se Giunta e Consiglio avessero attuato quel percorso concertativo che è previsto dallo stesso statuto regionale. Purtroppo non c’è stata vera opposizione in Consiglio per il semplice fatto che da tempo la subalternità a palazzinari, speculatori e clientele è ampiamente trasversale. Quando in Consiglio Regionale c’era Rifondazione Comunista su una porcata del genere ci sarebbe stato uno scontro durissimo e sarebbe stati chiamati alla mobilitazione la cittadinanza, le associazioni, i comitati, le associazioni ambientaliste”