Si chiama Stefano Costantini il foreign fighter italiano arrestato ieri dalla Polizia in Turchia, al termine di un’indagine dell’Antiterrorismo e della Digos di Pescara. 24 anni, nato in Svizzera da padre pescarese e da madre leccese, era ricercato dal 2014. Ora è in carcere a Teramo.
Destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare emessa nel 2017, il 24enne è stato rintracciato nei pressi di Idlib, in Siria. Grazie alla collaborazione delle autorità turche e degli uomini dell’Aise, il giovane è stato trasferito ad Hatay dove è stato preso in consegna dalle nostre autorità di polizia.
Le accuse nei suoi confronti sono associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, arruolamento, apologia del terrorismo e istigazione a commettere crimini aventi tali finalità.
L’indagine è stata coordinata dalla procura de L’Aquila: il giovane, di origini abruzzesi ma poco dopo la nascita trasferitosi in Svizzera con la famiglia, si è convertito all’islam da minorenne e successivamente ha intrapreso un percorso di radicalizzazione. Dopo aver spostato l’ideologia jihadista, il 24enne si è trasferito nel 2014 in medio oriente, aderendo a Jabat Fatah al Sham, una formazione di stampo qaedista, insieme alla moglie, una cittadina turca dalla quale ha avuto tre figli. Le indagini degli uomini e delle donne dell’Antiterrorismo e della Digos hanno consentito di accertare che il giovane ha partecipato anche a dei combattimenti tra le fila dei gruppi terroristici affiliati ad Al Qaeda tra la Siria e l’Iraq e ha svolto attività di proselitismo.
Nella giornata di ieri, la D.I.G.O.S della Questura di Pescara insieme al personale del Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della DCPP/UCIGOS ha eseguito l’ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo de L’Aquila. A carico del 24enne accuse che vanno dall’aver partecipato ad un’associazione terroristica di matrice islamica quale Jabhat Al Nusra – affiliata al movimento terroristico Al Qaeda – passando per la diffusione attraverso la piattaforma del social network Facebook alcuni video inneggianti allo Stato Islamico.
Le informazioni ottenute in seguito ad una rogatoria internazionale e la collaborazione della Turchia hanno consentito agli investigatori di localizzarlo nell’area di Idlib, dove viveva con la famiglia: il giovane, una volta rintracciato, ha chiesto di potersi consegnare alle autorità italiane. Gli uomini dell’Antiterrorismo, dell’Aise e della Digos di Pescara sono così andati ad Hatay, città nei pressi del confine siriano, per prendere in consegna il 24enne.
Ieri mattina, all’aeroporto di Hatay in Turchia, i poliziotti turchi hanno consegnato a quelli italiani il foreign fighter di origini abruzzesi che, una volta terminate le procedure di rito, è stato imbarcato su un volo di Stato diretto all’Aeroporto d’Abruzzo dove è atterrato nella serata di ieri. Sulla pista dello scalo abruzzese c’erano ad attenderlo gli investigatori della DIGOS e della Questura che lo hanno condotto in Questura.
La vicenda personale dell’arrestato è iniziata nel 2014 quando il giovane, ancora minorenne, viveva in Svizzera: dopo un rapido percorso di conversione all’Islam e la completa radicalizzazione, si è avvicinato all’impegno jihadista culminato con la partenza nel settembre dello stesso anno verso il fronte siriano per militare nel gruppo Jabhat Al Nusra (attualmente denominato Jabhat Fatah al Sham), impegnato nella regione siriana di Idlib, all’epoca roccaforte di Al Qaeda. Prima di partire per il fronte di guerra in Siria, il giovane si è sposato con una cittadina turca nata e residente in Germania, che lo ha poi raggiunto.
Le indagini della DIGOS di Pescara sono iniziate alla fine del 2014 ed hanno consentito di acquisire numerosi elementi probatori circa il reale sostegno del cittadino italiano alle fazioni terroristiche operanti in quei territori di guerra. Per giungere all’individuazione della persona arrestata, i poliziotti italiani hanno utilizzato strumenti investigativi tecnici e – anche alla collaborazione delle polizie svizzere e turche – sono riusciti ad acquisire importanti riscontri dell’effettivo coinvolgimento del soggetto nei combattimenti sul territorio siriano contro le truppe del presidente Assad e riguardo alla sua costante presenza nell’area, al confine tra la Siria e la Turchia, controllata dai gruppi di Jabhat Al Nusra.
È stata, quindi, emessa a carico dell’indagato, nell’ottobre del 2017, un’ordinanza di custodia cautelare, con Mandato di Arresto Europeo e successiva diffusione delle ricerche in campo internazionale.
L’operazione, essenzialmente di polizia giudiziaria, ha assunto nei mesi successivi anche una rilevanza di carattere umanitario avendo consentito la messa in sicurezza del nucleo familiare del terrorista, in vista del loro rientro in Turchia, composto dalla moglie tedesca – di origini turche – e di quattro figli minori (di 10, 5, 4 e 2 anni) di cui gli ultimi tre, nati in Siria ma a tutti gli effetti cittadini italiani.
Quest’ultimo obiettivo è stato raggiunto anche attraverso un’importane attività di cooperazione tra la polizia italiana e quella turca con il coinvolgimento delle autorità diplomatiche italiane presenti in Turchia.
L’operazione conclusasi ieri, che ha portato alla cattura del terrorista ed alla messa in sicurezza della famiglia, è stata caratterizzata da una ininterrotta attività di persuasione nei confronti del foreign fighter affinché si consegnasse alle autorità italiane, attraverso l’opera dell’esperto per la sicurezza della Polizia di Stato ad Istanbul ed il costante supporto del personale dei servizi di sicurezza esterna dell’AISE.