Il processo per i danni e i morti (4) causati dall’alluvione di Senigallia del 3 maggio 2014, si farà al tribunale de L’Aquila.
Oggi in apertura di dibattimento, ad Ancona, i legali degli otto imputati, tra questi ultimi anche l’ex sindaco della città Maurizio Mangialardi, ora consigliere regionale, hanno presentato un’eccezione sulla incompatibilità del distretto appellandosi all’art. 11 del codice di procedura penale che prevede di spostare la competenza in un tribunale diverso da quello dove esercita un giudice rimasto danneggiato dai fatti oggetto del processo. Un giudice del tribunale di Ancona è effettivamente tra gli alluvionati e ha subito danni (in parte risarciti) per una casa a Senigallia di sua proprietà. L’eccezione è stata accolta dal collegio penale presieduto dal giudice Edi Ragaglia che si è dichiarata incompatibile inviando tutto al distretto più vicino che per Ancona è L’Aquila. In Abruzzo dovrà essere esercitata di nuovo l’azione penale per cui il fascicolo tornerà in Procura a L’Aquila. Il rinvio a giudizio ad Ancona era stato deciso l’11 dicembre 2019 dal gup Francesca De Palma per i reati, contestati a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, inondazione, lesioni, abuso di ufficio, omissioni di atti d’ufficio e falso ideologico.
Gli imputati dunque tornano ora ad essere solo indagati in attesa che la procura di L’Aquila decina in che modo esercitare l’azione penale. Oltre a Mangialardi, presente oggi in aula per un parte dell’udienza, tra i chiamati in causa ci sono anche l’ex primo cittadino Luana Angeloni, il comandante dei vigili urbani Flavio Brunaccioni, Gianni Roccato dell’ufficio tecnico del Comune, l’ex dirigente della Provincia Massimo Sbriscia, il presidente dell’Autorità di bacino Mario Smargiasso, l’ing. Alessandro Mancinelli, consulente del Comune e Libero Principi, funzionario Lavori Pubblici della Regione. L’alluvione a Senigallia con l’esondazione del fiume Misa provocò quattro i morti e diverse decine di milioni di euro di danni. Centinaia le famiglie danneggiate.