Il WWF chiede che vengano negate le attività addestrative militari nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga. E’ dal 1957 che queste esercitazioni vengano svolte in questi angoli d’Abruzzo.
Forse non tutti sanno che dal 1957 in una specifica zona del “Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga” ( Zona di Protezione Speciale ZPS IT7110128) vengono svolte delle esercitazioni militari specie nel periodo estivo.
“E’ un fortissimo pugno all’occhio, oltreché al cuore, vedere un luogo incantato come quello distrutto dalla noncuranza con cui l’uomo lo ha utilizzato in questi anni” – commenta il Presidente Santilli – “Ciò che non si riesce proprio a capire è come in un territorio tutelato dal Parco Nazionale, parte integrante della Rete Natura 2000, interessato dal corridoio ecologico dell’Orso Bruno Marsicano, luogo di pascolo per gli animali, habitat naturale del lupo e dell’aquila reale, possano essere permesse esercitazioni belliche, altamente impattanti ed inquinanti”.
Il Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione d’Impatto Ambientale, istituito presso la Regione Abruzzo, è chiamato ad emanare un parere di importante rilievo avverso tale istanza, visto che detta zona ricade interamente nella Zona di Protezione Speciale (ZPS IT7110128) “Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga” ed è inclusa interamente nell’omonimo Parco Nazionale.
In quei luoghi l’attività addestrativa va avanti dal lontano 1957, pur se solo ora il Comando Militare si è deciso ad intraprendere l’iter burocratico autorizzatorio necessario per il suo esercizio, provocando la radicale
trasformazione dei prati solcati dai mezzi militari in lungo e in largo e un alto tasso di inquinamento da piombo ed altri metalli pesanti, con grave danno per la flora e la fauna presenti sul territorio.
“Quello che poteva essere consentito negli anni 50 e 60, quando non vi era una coscienza ambientalista nel nostro Paese, oggi non può essere più permesso e le Autorità preposte al controllo del territorio hanno il dovere di intervenire per recuperarlo e riqualificarlo, ripristinando l’ambiente naturale preesistente allo stato di degrado, eliminando i detrattori ambientali ed i fattori inquinanti con un intervento mirato di bonifica e risanamento ambientale e tutelando le matrici autoctone della vegetazione e del suolo- conclude Santilli.