Nell’inchiesta sul caporalato negli appalti post sisma a L’Aquila, uno dei quattro imprenditori coinvolti respinge le accuse; tutti fanno ricorso al Tribunale del Riesame contro le misure di custodia cautelare.
Respinge le accuse uno dei quattro imprenditori coinvolti nell’inchiesta della procura distrettuale antimafia di L’Aquila sul caporalato negli appalti della ricostruzione post-sisma. Mentre tre hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, uno degli imprenditori – tutti ai ai domiciliari – ha preferito rispondere, seppure sinteticamente, e di respingere ogni accusa. Tutti i quattro imprenditori hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame contro le misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di L’Aquila. Gli avvocati difensori Guadagno e Buonpane hanno riferito che il loro assistito, Luigi Lama, nell’interrogatorio di garanzia ha spiegato di essere solo un operaio e che i pagamenti da lui effettuati erano anticipi dati alle maestranze, soldi che poi sarebbero tornati indietro dalle ditte appaltatrici, sia pure in ritardo. Gli altri imprenditori, Salvatore Tessitore, Vincenzo Tessitore e Raffaella Testa, della Tessitore Appalti, la ditta che ha ricevuto l’interdittiva antimafia, sono difesi dall’avvocato Raffaele Mascia, anche lui, come i colleghi Guadagno e Buonpane, del foro di Santa Maria Capua Vetere (Napoli).