Sarà la prova del dna a stabilire se le macchie (di sangue e biologiche) trovate sugli indumenti di Giuseppe Colabrese, il giovane di Sulmona trovato cadavere in un bosco vicino La Spezia, possano essere riconducibili all’amico Francesco Del Monaco, indagato nella vicenda per omicidio volontario.
Sarà la prova del dna a stabilire se le macchie di sangue e biologiche trovate sugli indumenti di Giuseppe Colabrese, il giovane di Sulmona trovato cadavere in un bosco vicino La Spezia, possano essere riconducibili all’amico Francesco Del Monaco, indagato nella vicenda per omicidio volontario. Il pm della Procura della Repubblica di La Spezia, ha affidato la perizia al maresciallo dei Carabinieri, Claudio Bellino, analista dei Ris di Parma. Il perito avrà sessanta giorni di tempo per l’analisi delle tracce biologiche ed ematiche. Un eventuale esito positivo della comparazione tra il dna dell’indagato e le tracce rinvenute su occhiali, abbigliamento e scarpe del giovane ucciso porterebbe ad un aggravamento della posizione per Francesco Del Monaco, che al momento resta l’unico indagato della vicenda. Intanto, è stata resa nota alle parti la perizia sulle cause del decesso, perizia che ha confermato la morte violenta del giovane. ‘Le linee di frattura documentate nel cranio di Giuseppe Colabrese sono riconducibili ad un trauma diretto ad elevata energia come quello prodotto da un corpo contundente animato da una forza attiva’, ha spiegato l’anatomopatologa Susanna Gamba: esclusa la possibilità dell’evento accidentale alla base del decesso del giovane di Sulmona, il cui cadavere venne rinvenuto bel bosco di Canarbino nel comune di Romito Magra (La Spezia), il 9 ottobre scorso. L’ipotesi della caduta nella scarpata è stata scartata anche per un’altra circostanza: la posizione in cui giaceva il corpo e, soprattutto, per la copertura di gran parte del cadavere con rami, canne e foglie ad indicare ‘l’elevata probabilità un tentativo di occultamento del corpo’.