Con 20 voti favorevoli sui 22 presenti in aula ( gli astenuti sono stati 2 consiglieri pentastellati), il consiglio comunale straordinario su Attiva ha “impegnato sindaco e giunta di Pescara ad individuare tutte le azioni possibili per favorire il reinserimento degli ex lavoratori interinali”.
Il passaggio chiave, dell’ordine del giorno votato al termine di una seduta tanto straordinaria quanto incandescente, sembra essere quello nel quale si annuncia “un’istanza di interpello al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali”. Una nuova attesa dopo quella, peraltro vana, rimasta appesa per diversi giorni al parere della corte dei conti: stavolta ad ex interinali e famiglie toccherà attendere che gli uffici romani competenti indichino all’amministrazione comunale di Pescara quale procedura seguire, se rintracciata, per la soluzione stragiudiziale del contenzioso. L’ennesimo tempo dilatato da una politica che sebbene oggi abbia di fatto compiuto un significativo passo in avanti, quantomeno nella direzione della presa di coscienza di una vertenza dai connotati ormai drammatici, non sceglie e non agisce, demanda e attende pareri terzi. Un mettersi al riparo da “errori” e ricorsi, più o meno futuri, che sindaco e vertici di Attiva evidentemente ritengono amministrativamente doveroso: un affidarsi a pareri altri certamente autorevoli ma non per questo risolutivi ( basti pensare alla corte dei conti che si è “tirata fuori” da ogni coinvolgimento). Una scelta quella della via “ministeriale” che ha registrato le riserve dei due legali dei lavoratori, gli avvocati Di Paolo e Alfani, oggi interventi dai banchi della presidenza. E se i lavoratori presenti in aula per tutta la durata del consiglio, manifestando anche “vivacemente” tutta la propria esasperazione contestando taluni in particolare, hanno lasciato il Palazzo con pacato e prudente ottimismo, ora resta da capire quanto tempo impiegherà il ministero a rispondere. Come dire, questi 65 padri di famiglia si possono “permettere” di attendere altro tempo dopo quello affidato al parere della corte dei conti per non parlare degli innumerevoli tavoli in Comune? Una cosa è certa: il tendone-presidio sotto il Palazzo comunale non va via così come non accenna a smontarsi l’esasperazione per una vicenda umana, ancor prima che occupazionale, il cui felice epilogo non sembra propriamente dietro l’angolo, forse nemmeno dopo il consiglio straordinario di oggi pomeriggio.