“In caso di incidente rilevante nel laboratorio dell’INFN, i contaminanti potrebbero disperdersi in falda, l’area di influenza da prendere in considerazione riguarda tutti i bacini idrografici al contorno, in contatto idraulico con l’acquifero profondo del Gran Sasso nelle province di Teramo, L’Aquila e Pescara”. Così nel Piano di Emergenza della Prefettura de L’Aquila.
E ancora: “L’acquifero carsico del Gran Sasso, che si estende su tre province su una superficie di 970 Km2, è da considerare quasi per intero a rischio contaminazione in quanto rientrante nell’area di influenza di un incidente rilevante che potrebbe accadere all’interno del laboratorio dell’INFN. L’inquinamento della falda, che viene utilizzata a scopo idropotabile da circa 700.000 persone, potrebbe pregiudicare il consumo umano sia per le acque captate direttamente dal traforo autostradale sia per quelle provenienti dalle sorgenti poste lungo il perimetro della citata idrostruttura”. E’ quanto si legge nel Piano di Emergenza esterno predisposto dalla Prefettura dell’Aquila che riguarda il rischio di incidente rilevante connesso alla presenza di 2.300 ton. di sostanze pericolose usate per alcuni degli esperimenti dei laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso e per questo sottoposti alla normativa della direttiva Seveso. Come rileva Augusto De Sanctis del Forum H20: “lo stoccaggio di queste sostanze non è conforme con la distanza dai punti di captazione prevista dalla legge che ne prevede anche l’allontanamento. Il cuore del problema sicurezza è questo”.