L’Arcigay di Chieti e l’associazione Mazì Pescara contestano gli slogan della campagna contro la prostituzione del Comune di Montesilvano bollando i manifesti come “sessisti e misogini”.
Secondo Sylvia Rivera dell’ Arcigay Chieti “dietro le frasi scelte per i cartelloni che tappezzeranno Montesilvano si nasconde un mondo di misoginia e di insulti sessisti”. “A soli due giorni dalle decine di manifestazioni del movimento NonUnaDiMeno – spiega la Rivera – il Comune di Montesilvano ci fa tornare indietro di 50 anni. Un viaggio violento che riporta l’opinione pubblica faccia a faccia con quanto siano interiorizzati certi insulti sessisti e misogini tanto da poter essere scritti e affissi su delle comunicazioni ufficiali di una pubblica amministrazione”. L’Arcigay si augura che “il Comune di Montesilvano rettifichi lo slogan, si scusi pubblicamente con tutte le donne e magari organizzi un convegno contro le discriminazioni e disparità di genere, dove si possa spiegare alla popolazione perché dovremmo cambiare radicalmente il nostro modo di parlare per eliminare le disparità di genere”.
“Oggi ci indigniamo per delle parole e dei modi di dire entrati nella lingua italiana da tempo – replica il sindaco Maragno alle dichiarazioni dell’Arcigay- e non ci scandalizziamo per gli spettacoli indecorosi che vediamo nelle strade delle nostre città. E soprattutto, c’è qualcuno che parla di sex-workers e di autodeterminazione, sapendo bene che, invece, le ragazze sono stuprate, violentate e sottomesse come schiave alle organizzazioni criminali. Se c’è qualcuno che ha idee migliori ce le venga a proporre, ma soprattutto se ci sono altre persone, altre organizzazioni, altre associazioni che hanno intenzione di combattere, seriamente, questa piaga sociale che – quella sì – è un insulto e una violenza sulla pelle di tante giovani italiane e straniere, noi siamo ben lieti di vederli all’opera».
Affermo che, anche con le nuove disposizioni legislative, le Ordinanze Sindacali ed i Regolamenti di Polizia Urbana devono essere conformi ai principi generali dell’Ordinamento, secondo i quali la prostituzione su strada non può essere vietata in maniera vasta ed indeterminata. Di conseguenza, i relativi verbali di contravvenzione possono essere impugnati in un ricorso. In più per le medesime ragioni, i primi provvedimenti suddetti non possono essere emessi per problematiche permanenti ed i secondi non possono riguardare materie di sicurezza e/o ordine pubblico.
P.S. I relativi soggetti possono essere sanzionati per evasione fiscale, anche per le tasse locali (art. 36 comma 34bis Legge 248/2006, come chiarificato dalla Cassazione con la Sentenza n. 10578/2011).