E’ morto Umberto Ranieri, l’artista 53enne di origini abruzzesi colpito domenica sera con un pugno al volto a Largo Preneste. I familiari chiedono giustizia. Indagini in corso.
Non ce l’ha fatta, Umberto Ranieri: si è spento dopo tre giorni di coma irreversibile e un delicatissimo intervento al ‘San Giovanni’ di Roma, dove era ricoverato dalla notte stessa della aggressione.
L’uomo era stato trasportato in ospedale in gravissime condizioni. Sulla vicenda indagano i carabinieri per risalire al responsabile.
Chi ha colpito con un pugno Umberto Ranieri, riducendolo in fin di vita? E’ questa la domanda alla quale i carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia Casilina, diretti dal comandante Nunzio Carbone, stanno lavorando per dare una risposta. A Largo Preneste a terra c’è ancora la macchia rossa sul selciato e tutti parlano di Umberto. La piazza del quartiere Prenestino, dopo il pugno che ha ridotto in fin di vita il professore d’arte abruzzese, porta ancora i segni di quanto accaduto domenica sera. Distinto, educato e pronto alla chiacchiera: così lo ricordano i residenti del suo quartiere romano.
Sono da poco passate le 21 di domenica sera quando nella piazza che segna il confine tra Prenestino Labicano, Marranella e Casal Bertone, un gruppo di giovani, per motivi ancora da appurare, si è ritrovato a discutere con il 55enne. A colpirlo un ragazzo che è immediatamente scappato insieme al gruppo di amici.
Ma a che punto sono le indagini sull’aggressione a Umberto Ranieri? I militari dell’Arma stanno lavorando incessantemente. La zona di Largo Preneste non è coperta dalle telecamere mentre i due estremi della piazza sì, e già questo aiuta a delimitare il raggio di indagine. C’è da sottolineare, inoltre, che quella è un’area di passaggio. Lì, solitamente, non gravitano solamente i residenti ma anche chi, per qual motivo, aveva deciso di passare la serata al Prenestino. Inoltre, c’è anche la fermata di bus e tram. Insomma, è difficile identificare il gruppo. Secondo i Carabinieri, grazie anche al racconto di qualche testimone, Ranieri avrebbe avvicinato i ragazzi per fare una normale chiacchierata. Uno di loro, però, per allontanarlo dopo averlo avvertito, a parole, sarebbe passato ai fatti colpendolo con il pungo che lo ha poi steso.
La famiglia, giunta al capezzale di Umberto, chiede che venga fatta giustizia e che i responsabili di una morte così violenta vengano assicurati alla giustizia.