Pescara, il Comune pensa alla tassa di soggiorno?

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Pescara, il Comune pensa alla tassa di soggiorno? Di ufficiale c’è solo l’idea lanciata qualche tempo fa dall’assessore al commercio Giacomo Cuzzi, ma secondo i rumors torna attuale l’ipotesi di istituirla.

Chissà perché quando si va in vacanza neanche ci se ne accorge, mentre se viene chiesta in casa propria si grida subito allo scandalo. Sarà pure una gabella antipatica, ma è un fatto che la tassa di soggiorno sia universalmente diffusa. A Pescara se ne parla a fasi alterne, ogni tanto rispunta fuori l’ipotesi di applicarla ai turisti in transito, e dopo un po’ l’idea viene accantonata tra le polemiche. Questa sembra la fase del rispolvero, visto che l’amministrazione comunale avrebbe già in cantiere l’apposita delibera, pronta per essere sottoposta al vaglio della giunta e del consiglio. Ma dove finirebbero i soldi richiesti ai turisti? In un certo senso tornerebbero a loro, sotto forma di investimenti per il settore. Almeno questo è quanto garantiscono gli esponenti di maggioranza favorevoli alla tassa di soggiorno, ai quali però si contrappone chi vede nel contributo richiesto solo un modo per fare cassa. L’entità della tassa di soggiorno, da applicare ai turisti in transito negli hotel e – probabilmente – anche nei b&b, potrebbe aggirarsi intorno a un euro, più o meno in linea con altre località italiane. Considerato il flusso turistico annuo di circa 250.000 presenze, l’incasso per il Comune è presto calcolato, e non sembra un granché. Dunque, pur ammettendo che chiedere un euro a chi sceglie Pescara per le proprie non sarebbe né originale né scandaloso, forse bisognerebbe lavorare anche sull’aumento delle presenze, secondo la più saggia delle operazioni di calcolo: + turisti + tasse = + soldi.