“La legge regionale sulla cannabis terapeutica? Non prevede nessuna discriminante, ma soprattutto non era necessario alcun parere tecnico e medico per la sua attuazione”.
Così Maurizio Acerbo ancora sulla “sua” legge regionale con la quale l’Abruzzo, prima regione italiana a farlo, ha regolamentato i cannabinoidi ad uso terapeutico. Acerbo contesta le discriminanti disposte da uno staff di medici specialisti a cui la Regione ha affidato un ulteriore studio della legge: per l’esponente di Rifondazione la legge, così come da lui elaborata e dal consiglio approvata, non aveva bisogno di alcun ulteriore parere. “Non ho fatto in tempo a gioire per la pubblicazione del decreto attuativo della mia legge sulla cannabis terapeutica che mi è toccato constatare che D’Alfonso e Paolucci hanno stravolto e ristretto la portata del provvedimento legislativo che è tuttora considerato il più avanzato in Italia”. Dopo un ritardo ingiustificabile di 2 anni e mezzo – insiste Acerbo- D’Alfonso e Paolucci hanno proceduto, senza alcun confronto e dibattito pubblico con chi si occupa da anni di queste cose, ad un intervento discriminatorio e discriminante che contrasta con lo spirito della legge stessa. Che Paolucci abbia preso per buono anche un comma, il numero 3, abrogato? Se così fosse-conclude Acerbo- vorrebbe dire che davvero non l’ha nemmeno sfogliata quella legge”.
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