Tre informative distinte, oltre 40 testimoni ascoltati. Polizia, carabinieri e carabinieri forestali stanno terminando il lavoro preparatorio per l’inchiesta sulla valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano uccidendo 29 persone.
Tre informative distinte, oltre 40 testimoni ascoltati, pacchi di documenti acquisiti: ma è solo l’inizio. Polizia, carabinieri e carabinieri forestali stanno terminando il lavoro preparatorio per l’inchiesta sulla valanga che, il 18 gennaio scorso, ha travolto l’hotel Rigopiano uccidendo 29 persone. La documentazione preliminare, tuttavia, non sarà terminata prima di una decina di giorni. Nel frattempo la Procura di Pescara, che indaga per disastro e omicidio colposo, ha disposto le perizie con l’aiuto dei Ris tornati sul luogo della tragedia per misurazioni più adeguate con strumenti laser. La mole più grossa delle indagini la stanno svolgendo i carabinieri e il corpo dei carabinieri forestali, i quali si sono occupati di acquisire la parte relativa alle responsabilità eventuali del prima dell’evento, ossia ”chi non avrebbe fatto quello che era di sua competenza”, i nessi di causalità tra omissioni e morti, la ricostruzione tecnica legale delle morti, i momenti preparatori e le fasi successive all’allarme e l’ allerta soccorsi. Telefonate, gestione delle turbine, degli spazzaneve. Per questo sono stati acquisiti documenti e competenze della Prefettura, della Regione, della Provincia, Comune di Farindola e Parco del Gran Sasso. I carabinieri hanno ascoltato i sopravvissuti ed effettuato i sopralluoghi con i periti. Una prima informativa è stata già consegnata al sostituto procuratore facente funzioni Cristina Tedeschini e al pm Andrea Papalia, ma verranno fornite ulteriori integrazioni. La Polizia ha acquisito tutta la parte relativa alla gestione dei numeri telefonici d’emergenza, dalla centrale della Prefettura al 118 e tutta la normativa relativa, oltre ad aver ascoltato alcuni testimoni, quali il datore di lavoro del sopravvissuto Giampiero Parete, Quintino Marcella che, raccogliendo l’sos del suo dipendente, per primo ha lanciato l’ allarme, in un primo momento non raccolto, e il direttore dell’ hotel Bruno Di Tommaso. Questa prima fase verrà conclusa entro la fine del mese di febbraio, ma secondo quanto trapela ”non c’è fretta, ma solo la necessità di svolgere per bene tutte le indagini”. All’attenzione degli inquirenti anche l’esposto del Forum H2o che ha scoperto come l’hotel fosse stato costruito sugli esiti di antiche valanghe, l’ ultima imponente prima della seconda guerra mondiale. Molto di più potranno raccontare le carte acquisite al Comune di Farindola sui lavori di ampliamento e ristrutturazione dell’ hotel, specie nella parte geologica, nell’ormai lontano 2007.