Contro la violenza sulle donne, prima e dopo il 25 novembre. Sono quelle che al 25 novembre ci arrivano peste e piene di lividi, come sempre. Quelle che la giornata mondiale contro la violenza sulla donna la vorrebbero tatuata nella mente dell’uomo che hanno affianco.
Botte su botte, quando va bene, umiliazioni e vessazioni psicologiche e persino la morte: il bollettino di guerra delle violenze subite da tante donne nel mondo è ogni anno più impietoso. Si muore per niente, spesso in casa e per mano di quella che dovrebbe essere un amico, un complice, un marito, un compagno, un fidanzato, un ex. I numeri raccontano molto, ma non bastano. Dentro quei numeri ci sono le storie, personali e famigliari, tutte diverse e in fondo tutte uguali, unite da un orrendo filo rosso come il sangue delle vittime. Quando la scampano e trovano il coraggio di denunciare, le donne arrivano al pronto soccorso, dove in molti casi vengono prese in carico da personale specializzato nel codice rosa. Solo a Pescara, dall’inizio dell’anno, l’apposito servizio della Asl si è occupato di 300 donne maltrattate o aggredite. L’ultimo caso è quello di una donna marocchina che ha raccontato di violenze fisiche e psicologiche subite per anni; ora si è decisa a separarsi dal marito, che però non denuncerà. Oppure il caso emblematico di un uomo incapace di accettare la decisione di lasciarlo presa dalla sua ragazza. Inconcepibile al punto da perseguitarla giorno e notte con telefonate, messaggi, insulti sulla cassetta della posta, minacce e infine schiaffi dati pubblicamente, davanti ad un bar qualsiasi. L’episodio arriva ancora da Pescara, dove sono intervenuti i Carabinieri per notificargli il divieto assoluto di avvicinarsi alla sua ex. In troppi casi, come sappiamo, non è bastato, e quelle che si ritenevano violenze fermate sono state derubricate ad avvertimenti, oltre i quali è arrivata la morte. O come il caso di Vasto, dove si è consumato l’ennesimo calvario di una donna che ha sopportato per tre lunghissimi anni le violenze continue del marito – botte, urla, calci, sputi e insulti anche davanti alle figlie minori – e che alla fine ha detto basta. Ora il giudice ha disposto la misura dell’immediato allontanamento dell’uomo dalla casa familiare. Anche in questo caso, speriamo che basti. E’ con questi numeri e con queste storie che ci si prepara al 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.