A due mesi esatti dalla prima notte in tenda, politica ancora.. inAttiva per le sorti dei 65 ex interinali della in house del Comune di Pescara che si occupa della raccolta dei rifiuti.
Al 62° giorno di presidio nulla e nessuno, o quasi, sembra davvero muoversi per il futuro degli ex interinali Attiva. Il sindaco Alessandrini si è personalmente recato a Roma per consegnare nelle mani del ministro Poletti quanto il consiglio comunale del 15 febbraio lo aveva ‘impegnato’ a sollecitare, ossia una istanza di interpello. Con lui a Roma anche il Presidente D’Alfonso ed un portavoce dei lavoratori in stato di agitazione, eppure dal ministero ad oggi nessun cenno nemmeno di apertura di un dossier. Prima ancora della trasferta capitolina ci sono stati cortei, occupazioni, un vertice dal neo prefetto e decine di tavoli tecnici, un parere alla corte dei conti, notti insonni, zuppe calde offerte dalla Caritas, venti minuti a colloquio col numero uno della Fiom Landini, una tardiva ma sicuramente sentita vicinanza vescovile, ma soprattutto fiumi di parole. Sì, fiumi di parole come canterebbe il duo sanremese scomparso in pochi giri di hit esattamente come sembrano scomparsi i buoni, e risolutivi, propositi raccontati a queste 65 famiglie in due lunghi mesi serviti, tuttavia, solo ad esasperare gli animi. E se dei gettoni di presenza che il consigliere Teodoro aveva proposto a tutti i colleghi dell’aula di devolvere ai lavoratori in presidio ad oggi non vi è alcuna traccia, insiste una voce tra molte secondo la quale per sbloccare carte e imbarazzi il Comune potrebbe tornare a perorare la causa del percorso formativo. Proposta, quando sollevata la prima volta, categoricamente respinta dai due legali degli interinali: proposta dalla quale anche il consiglio comunale straordinario del 15 febbraio scorso ha ritenuto di prendere le distanze. Proposta che, peraltro, ai 65 ex Attiva ‘garantirebbe’ appena qualche mese di lavoro e di respiro economico a fronte di una immutata incertezza occupazionale. Come dire, una trovata più che una decisione, un rimandare più che un risolvere.