Morto a causa di una fulminante epatite C contratta, secondo i medici legali interpellati, dal sangue infetto che nel 1981 gli fu trasfuso al “Gemelli” di Roma. Ministero condannato a 2 milioni di euro di risarcimento alla famiglia.
I fatti risalgono al 1981 quando un uomo di Avezzano, all’epoca 50 enne, viene ricoverato d’urgenza al “Gemelli” di Roma per una grave anemia: dopo una serie di trasfusioni gli viene accertata l’epatite C che lo ha portato alla morte. I familiari decidono di intentare una causa contro il Policlinico romano e il ministero: dopo anni di perizie e udienze il tribunale di Roma ha ritenuto ” unico responsabile”il ministero della salute condannato ad un risarcimento pari a 2 milioni di euro. Un processo lungo e doloroso per i familiari dell’uomo costretti a rivivere quanto accaduto al proprio caro. Secondo una recente statistica in Italia sono oltre 20 mila i casi accertati di persone contagiate da virus infetto non adeguatamente “controllato”.