William Venditti è un ingegnere elettronico di 40 anni, ex dipendente di una delle aziende del polo elettronico dell’Aquila, la Fidal, che come moltissime altre ha chiuso i battenti mandando a casa i suoi lavoratori, 30 giovani professionisti.
Che sono andati a ingrossare il gruppo di quasi 200 persone disoccupate, in cassa integrazione e mobilità delle aziende Intercompel, Pa, Finmek e, appunto, Fidal, che un tempo costituivano il fiore all’occhiello del polo elettronico dell’Aquila.
Dopo anni di precarietà per William e per la gran parte di loro è arrivata la speranza di riprendere a lavorare – una sorta di seconda vita per tante persone troppo giovani per andare in pensione e troppo anziane per ricollocarsi nel mercato del lavoro – grazie all’avvio della attività dell’Accord Phoenix, lo stabilimento voluto all’Aquila dall’imprenditore indiano Ravi Shankar, per lo smaltimento dei rifiuti elettronici, il primo in Italia e il secondo il Europa.
Un investimento da 48 milioni di euro, di cui circa 11 dai fondi della ricostruzione destinati allo sviluppo economico, che, in due anni, occuperà 129 addetti globali. Ma ci sono voluti quattro anni di lavoro, concertazione, impegno, relazioni diplomatiche tra il Comune, i sindacati, il governo e l’imprenditore inglese di origini indiane. In sei mesi dovrebbe essere attiva la prima linea e, in un anno, sarà in produzione anche la seconda.
Il servizio del Tg8: