Manca la nomina del dirigente: ricostruzione dei paesi bloccata

I soldi ci sono, ma restano bloccati. Sono la burocrazia, le norme contraddittorie e la lentezza della macchina politico-amministrativa dello Stato, che non riesce proprio a stare a passo con il Paese e con le sue esigenze profonde, la causa di un’impasse che si sta creando nella ricostruzione di 56 Comuni.

Comuni del cratere sismico abruzzese, più 110 fuori cratere che pur avendo progetti pronti e tutto in regola per avviare lavori fondamentali per la rinascita del loro centro storico, non possono farlo.

Il motivo? Mancano le firme del dirigente dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dei Comuni, Paolo Esposito, perché dal governo ancora non arriva il via libera ufficiale – la riassunzione, per dirla con termini spiccioli, dopo la scadenza del suo contratto il 30 settembre scorso – alla ripresa del lavoro all’interno di un ufficio fondamentale per la ricostruzione dei centri storici dei Comuni colpiti dal sisma sette anni fa.

Ufficiosamente si sa che la presidenza del consiglio dei ministri (competente per la nomina) ha rinnovato l’incarico al dirigente, ma la pratica ha fatto un lungo giro per approdare alla Corte dei Conti che deve mettere il “timbro” definitivo. Quindi Esposito, che in questi giorni è comunque presente nella sede di Fossa, non può firmare la documentazione e non può assegnare i fondi ai Comuni.

Per capire bene quanto la questione “firma-non firma” sia rilevante nell’economia della ricostruzione bastano alcuni numeri: a causa del ritardo, nell’edilizia privata (cratere e fuori del cratere) ci sono 120 cantieri bloccati per la mancata assegnazione dei fondi (60 milioni di euro circa) per “competenza” mentre 25 cantieri rischiano il blocco per la mancata assegnazione dei fondi (10 milioni) per “cassa”.

I soldi per cassa sono quelli che vanno liquidati in base agli stati di avanzamento, la mancata erogazione sta mettendo in ginocchio diverse imprese che continuano ad anticipare denaro. Per i Comuni che fanno capo all’ufficio di Fossa la situazione è ai limiti della sopportazione. Il Tavolo di Coordinamento delle Aree Omogenee che rappresenta i 56 comuni del Cratere sismico, nella riunione del 7 marzo scorso ha deciso di convocare l’assemblea dei sindaci per martedì 15 marzo, per decidere in quella sede le azioni da mettere in campo anche nei confronti del governo per chiedere a gran voce:

“Il ripristino totale ed effettivo della governance dell’Usrc – si legge in una nota – che assicuri ai Comuni il flusso di cassa necessario per evitare che gli operatori impegnati nella ricostruzione subiscano danni economici e morali irreparabili”.

Interviene anche Forza Italia, con il consigliere comunale Guido Quintino Liris che accusa il Partito democratico nazionale di non ritenere più la ricostruzione dell’Aquila e del cratere sismico centrale.

“Il blocco dei flussi finanziari nei confronti dei Comuni sta comportando la morte per asfissia del territorio – denuncia Liris – Le autorizzazioni per la ricostruzione pubblica e privata sono bloccate, i cantieri non partono, i pagamenti delle ditte non vengono effettuati; siamo, di fatto, al collasso”.

https://www.youtube.com/watch?v=Yf3Qx2ddrC4

Marianna Gianforte: