A Chieti nuovo test per la diagnosi di Alzheimer, Sensi: “Primi in Abruzzo”

Nella Clinica Neurologica dell’ospedale ‘Santissima Annunziata’ di Chieti, diretta dal professore Stefano Sensi, con un semplice prelievo di sangue si può diagnosticare l’Alzheimer e a fare luce nella galassia delle demenze

Il test permette, in combinazione con la valutazione neurologica, neuropsicologica e strumentale, di capire se la perdita di memoria manifestata da un paziente è dovuta o no alla malattia di Alzheimer. L’apparecchio acquisito dal CAST dell’Università ‘Gabriele d’Annunzio’ a fini di ricerca clinica,  analizza il plasma con un sistema a chemiluminescenza, ed è in grado di dosare la concentrazione di due proteine, Beta amiloide e Tau, considerate fondamentali nel causare la malattia.

Se in una persona che manifesta segni clinici di deterioramento cognitivo vengono rilevati valori eccessivamente bassi della prima e alti della seconda, la malattia di Alzheimer è già identificata. L’utilizzo del test permette dunque una diagnosi tempestiva e selettiva, utilissima nella scelta di terapie specifiche e mirate.

Stefano Sensi (nelle foto), nel doppio ruolo di Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche all’Università dell’Università D’Annunzio e di Direttore della Clinica Neurologica dell’ospedale di Chieti, spiega che “Per la ricerca clinica si tratta di un traguardo importante.  E’ una metodica che permette una diagnosi differenziata e ci proietta nel futuro, nella medicina di precisione. Con il dosaggio di queste proteine abbiamo un’opportunità in più per compiere un percorso più raffinato nella diagnosi e nella terapia, e formulare trattamenti personalizzati.

Il test che ora abbiamo a disposizione ci pone in condizione di cercare i presupposti biologici della demenza di Alzheimer, con un tasso di accuratezza del 90%. Ed è oltremodo importante conoscere tali valori preliminarmente perché, qualora non evidenzino i segni della malattia si evita al paziente di sottoporsi a indagini invasive e costose, come la puntura lombare e la scansione PET con traccianti per l’amiloide, attualmente gli unici metodi considerati ‘gold standard’ per la diagnosi dell’Alzheimer. Ancora: il percorso di diagnosi differenziale è fondamentale anche nella prospettiva di disporre a breve dei nuovi farmaci che sono indicati specificamente nella demenza di Alzheimer ma non in altre forme, come la demenza a corpi di Lewy, la demenza fronto-temporale o le forme miste molto comuni nel grande anziano”.

Un fronte, quello delle nuove terapie, sul quale il professore Stefano Sensi è impegnato attivamente da anni, anche con una serie di importanti clinical trials.

Il professore Sensi conclude: “Non siamo ancora arrivati a sconfiggere la malattia  ma si stanno facendo importanti e significativi progressi in quella direzione, come anche sul piano della riabilitazione. A tal proposito stiamo mettendo a punto protocolli di stimolazione magnetica transcranica,che se utilizzati nelle prime fasi del declino cognitivo possono contrastare il processo neurodegenerativo, attraverso l’attivazione di meccanismi di plasticità neuronale”.