Tra versioni contrastanti e polemiche, continua a tenere banco la vicenda relativa all’acqua del Gran Sasso contaminata da un solvente utilizzato all’interno dei laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Acqua fortunatamente mai finita nei rubinetti, come precisato subito dalla Ruzzo la società acquedottistica teramana che ha in gestione l’intero servizio in provincia. Ieri incontro a L’Aquila in Regione tra il vice presidente Lolli, il Presidente della Ruzzo Forlini e tutti gli organi interessati, da cui è scaturita la decisione di instaurare un tavolo permanente di monitoraggio dalle acque provenienti dal Gran Sasso visto il clamore mediatico scaturito dalla vicenda. Una situazione che però potrà tornare alla normalità solamente quando l’Istituto Superiore della Sanità darà il proprio via libera cosi come richiesto dalla Asl teramana e fino ad allora la Ruzzo dovrà continuare precauzionalmente a mettere a scarico nel fiume l’acqua e utilizzare il potabilizzatore di Montorio per compensare il mancato impegno dell’acqua. Una situazione, questa, assolutamente impattante dal punto di vista economico per le tasche della Ruzzo e per i consumatori. Una vicenda ancora più inquietante visto e considerato che l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dell’incidente del 30 di agosto, che ha portato a questa situazione non è ancora riuscita a spiegare come quel solvente sia finito nella sorgente.