Nel giorno del funerale di Nicola Cuccullo sono tanti i ricordi dei molti aneddoti che lo hanno visto protagonista durante gli 11 anni del suo doppio mandato da sindaco.
Colpisce, in particolare, la stima dei “sinistri” così come lui chiamava i suoi oppositori in consiglio comunale. Nei ricordi più personali davvero tutti spendono parole e commenti per tratteggiarne lo spessore umano e l’onestà politica. Al nostro microfono lo fanno Umberto Aimola e Giustino Zulli suoi storici avversari, l’uno sul fronte politico l’altro su quello sindacale. Si lasciano andare entrambi a sorrisi di commozione e racconti di episodi tanto personali quanto significativi. Zulli ci confessa di non essersi mai sentito offeso dal fatto che Cucullo lo chiamasse “Zullino” anche nelle sedi istituzionali oppure nei tavoli sindacali importanti. ” Io ho sempre saputo che non era affatto un’offesa la sua – ci dice divertito – anzi era un modo affettuoso per sottolineare che ero il secondo di due figli e che per questo sarei stato chiamato così fino alla vecchiaia”. ” Ci siamo spesso scontrati anche duramente in termini politici – è Aimola a parlarci-, ma umanamente non è mai venuto meno un rispetto profondo e per certi versi persino affettuoso. Una cosa è certa, Cucullo ha saputo ridar dignità a Chieti e ai suoi cittadini dopo lo scossone giudiziario di Tangentopoli, nel 1993. Ad oggi ritengo che nessuno come o meglio di lui sarebbe riuscito in questa impresa così arduain un momento storico peraltro così delicato”. ” Un uomo solo al comando un pò come Berlusconi o Renzi – ci saluta Zulli-, insomma un vero antesignano!”.
Le dichiarazioni di Luciano D’Alfonso su Cucullo:
Ho conosciuto Nicola Cucullo quando ero Presidente della Provincia di Pescara.
Abbiamo fatto un viaggio insieme nel 1998 a Buenos Aires, per andare a trovare lacomunità abruzzese di San Vincenzo di Guardiagrele, ospiti di quel Fernando Pomilio
che all’epoca era responsabile della Camera di commercio nella capitale argentina.
In quell’occasione mi parlò del suo rapporto con Chieti – profondo, viscerale – e del
valore del decoro urbano.
Quando ero sindaco di Pescara venne spesso a trovarmi e mi fece capire
l’importanza fondamentale della manutenzione e del controllo delle voci
economiche negli progetti, così come mi spiegò che la verità di un appalto è scritta
nei capitoli prestazionali, ovvero quanto si prevede di pagare l’acquisto dei singoli
beni e servizi. E’ come se mi avesse donato ripetizioni gratuite.
E’ stato un formidabile ed instancabile geometra prestato all’amministrazione, con
un attaccamento ai valori della comunità che lo ha reso personaggio statuario nella
memoria cittadina teatina. Se dovessi elencarne tre caratteristiche peculiari lo
definirei popolare fino a essere popolano, combattivo fino all’irriverenza,
appassionato senza alcuna misura; tratti che lo hanno reso un sindaco
perfettamente coerente con la rivoluzione dell’elezione diretta dei primi cittadini. E
infatti fu il primo a Chieti ad essere eletto direttamente dal popolo, dimostrando di
impersonare al meglio la nuova fonte di legittimazione.
Un imprenditore di Chieti amico comune e il suo storico autista mi hanno permesso
di salutarlo subito dopo la mia elezione a Presidente della Giunta regionale. Lo
percepii fisicamente indebolito ma pieno di straordinari ricordi. Mi salutò dicendomi
di non trascurare i figli a causa della responsabilità in Regione: “Mi raccomando,
ascoltami, altrimenti te ne pentirai”.
Una stretta di mano, caro sindaco, sapendo che hai vissuto intensamente il tempo
della tua vita per Chieti.
Luciano D’Alfonso
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