Festival errante dall’Aurum di Pescara per celebrare l’importanza del Medioevo in Abruzzo, tra spettacoli, libri e folklore.
Negli ultimi anni si sta facendo un gran parlare del Patrimonio Culturale dell’Abruzzo: borghi, eremi, torri e campanili. Un patrimonio che affonda le radici nel medioevo. Un’epoca infinita, sottovalutata e su cui Umberto Eco pose molta della sua attenzione sottolineando che il nostro medioevo è grande perché, contrariamente alle testimonianze romane e archeologiche in generale, è vissuto. Ci sono molte chiese in cui si celebrano ancora le funzioni religiose come, tanto per citarne un paio delle nostre parti, Santa Maria Arabona a Manoppello e S. Tommaso a Caramanico. Il grave è che questo immenso Patrimonio, risorsa infinita, non è fruibile, se non in minima parte. L’apertura e quindi la fruibilità delle strutture sono molte volte affidate a volontari, per lo più anziani, che si prodigano in una funzione su cui una Regione attenta e dinamica dovrebbe investire. E qui entrano in ballo la Regione, le varie Soprintendenze, le Curie, i Comuni e tanti privati proprietari di immobili di grande valenza storico- architettonica e artistica. Per parlare di questi aspetti e per far toccare con mano questo Patrimonio, nell’ambito della rassegna “Oh pè la Majelle”, coordinata da Licio Di Biase, è stato organizzato un Festival “errante” con spettacoli, con presentazioni di libri, con tanto folklore genuinamente abruzzese, con tante testimonianze, ma senza rievocazioni a volte eccessivamente pacchiane e che nulla hanno a che fare col Medioevo abruzzese.