Non ebbero responsabilità per la morte della piccola Denise i tre medici dell’ospedale di Avezzano accusati di omicidio colposo. Assolti con formula piena.
Si conclude con tre assoluzioni ad Avezzano la vicenda riguardante la morte della neonata Denise, avvenuta il 18 giugno del 2010. Il giudice del tribunale Carla Mastelli ha emesso la sentenza, dopo una lunga camera di consiglio, ponendo la parola fine ad una vicenda giudiziaria, durata sette anni, scagionando i pediatri Nando Di Renzo e Gabriella Bottone ed il primario del reparto di ginecologia Giuseppe Ruggeri. I tre medici sono finiti sotto inchiesta dopo la denuncia presentata dai genitori della piccola. E’ stata citata in giudizio anche la Asl di Avezzano alla quale i genitori di Denise hanno chiesto un risarcimento di due milioni di euro. La Commissione parlamentare di inchiesta aveva, pertanto , chiesto una relazione dettagliata al manager della Asl. Denise era nata il 16 giugno del 2010, alle 17.45, all’ospedale di Avezzano dove la madre era stata ricoverata nel reparto di ginecologia, guidato dal dottor Ruggeri, dopo una gravidanza senza particolari problemi. Dopo il parto la piccola era stata trasferita e presa in cura dal reparto di pediatria e neonatologia e tutto sembrava andare per il meglio . La sera della nascita, però, la bimba presentava delle difficoltà respiratorie e per questo i medici la sistemarono in un’incubatrice. La sera del giorno successivo le sue condizioni sono peggiorate. Dall’ospedale di Avezzano è stato disposto il trasferimento nella divisione di terapia intensiva neonatale del policlinico di Chieti dove, il 18 giugno, alle 4.20, la piccola ha smesso di vivere. I genitori presentarono una denuncia che ha dato il via all’inchiesta avviata dalla Procura di Avezzano. Il medico legale Cristian D’Ovidio eseguì l’esame autoptico. Poi arrivò una seconda consulenza di un professore dell’Umberto I di Roma. Inizialmente furono diciotto le posizioni di medici e degli infermieri vagliate dalla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri. Secondo il pm il trasferimento nel nosocomio di Chieti non era stato tempestivo. La sentenza del tribunale stabilisce, invece, che i medici hanno fatto tutto il possibile e quindi sono stati assolti perché il fatto non sussiste.