L’Abruzzo escluso dalla graduatoria finale del Bando di Ricerca finalizzata del 2021. Il deputato Luciano D’Alfonso attacca la Regione e presenta un’interrogazione. L’assessore Nicoletta Verì risponde
E’ dibattito sulla vicenda del Bando ricerca finalizzata 2021, dal quale sono stati esclusi gli unici tre progetti abruzzesi, sui 12 presentati nella prima fase, giudicati ammissibili alla cosiddetta “fase di triage” nella quale viene valutata l’ammissione all’effettivo finanziamento degli stessi dal Ministero della Salute.
«I progetti di ricerca biomedica non sono stati approvati a causa di mancata certificazione da parte della Regione» afferma il deputato del PD Luciano D’Alfonso che presenta una interrogazione e commenta la risposta del sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
Tre progetti di ricerca presentati dagli operatori del servizio sanitario regionale sono stati esclusi, il 28 ottobre scorso, dalla graduatoria finale del bando “Ricerca finalizzata 2021” del Ministero della Salute e la Regione Abruzzo avrebbe dimenticato di certificare i progetti di ricerca biomedica di durata triennale, dal valore stimato dai due ai quattro milioni di euro relativi a un bando nazionale che metteva a disposizione 100 milioni di euro complessivi. I progetti esclusi in quanto non certificati secondo le modalità e i termini del bando della “Ricerca finalizzata 202” ( requisito 6.1.3).
Il deputato D’Alfonso evidenzia che «I progetti sono stati esclusi in quanto non certificati secondo le modalità e i termini del bando della “Ricerca finalizzata 202” ( requisito 6.1.3). Un vero e proprio capolavoro della Regione Abruzzo e sciatteria nella condotta istituzionale».
Pronta la replica dell’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì che, in un comunicato stampa, afferma «c’è stato un errore, ma non parliamo di sciatteria della Regione».
L’assessore Verì evidenzia:«Non c’è nessuna operazione verità che arriva oggi da parte dell’onorevole Luciano D’Alfonso, perché già il 25 novembre scorso il Dipartimento Sanità aveva scritto al deputato ricostruendo con chiarezza e onestà quanto avvenuto.
I progetti ammessi alla prima fase della procedura non sono stati certificati per la seconda volta per un motivo semplice: l’assenza dal servizio, per gravi motivi familiari, dell’unico funzionario abilitato a seguire questo tipo di procedimenti, che prevedono un iter complesso e articolato.
Appena rientrato lo stesso funzionario, di concerto con il Dipartimento, ha presentato istanza al Ministero per chiedere una riapertura dei termini, alla luce delle motivazioni che avevano impedito la seconda certificazione degli elaborati. Richiesta, però, alla quale finora gli uffici ministeriali non hanno dato seguito.
Siamo rammaricati per quanto accaduto e abbiamo grande rispetto e considerazione del lavoro dei ricercatori e di tutti gli operatori che presentano progetti innovativi per la sanità. Ogni giorno, nel nostro Dipartimento, si tengono riunioni e tavoli tecnici con gli attori del sistema sanitario regionale, le cui idee rappresentano un patrimonio irrinunciabile per migliorare sempre di più servizi e assistenza.
Non voglio però sentir parlare di sciatteria e di disordine istituzionale da parte del (poco) personale del mio Dipartimento, che per due anni e mezzo ha gestito con professionalità e abnegazione tutte le fasi della pandemia, sottraendo tempo ai propri affetti familiari anche di notte o nei giorni festivi. E’ capitato un errore, ci dispiace, ma che certamente non è frutto di dolo, colpa o tantomeno di scarsa attenzione».