L’ennesimo episodio di aggressione di un detenuto nei confronti di agenti della polizia penitenziaria, nel giro di pochi giorni in Abruzzo, ripropone il tema delle condizioni di vita all’interno degli Istituti di pena.
Qualche giorno fa all’interno del carcere Castrogno di Teramo diversi agenti rimasti feriti a seguito di un’aggressione da parte di un detenuto, ieri l’episodio, forse più grave, all’interno del supercarcere di Sulmona dove un ergastolano ha lanciato olio bollente sul volto di un agente della penitenziaria di 47 anni di Chieti, tutt’ora ricoverato con ustioni di primo e secondo grado all’ospedale del capoluogo ovidiano, contusi altri due colleghi intervenuti per soccorrerlo. A loro la solidarietà delle istituzioni in particolare dei ministri Bonafede e Salvini, ma il problema persiste in tutta la sua drammaticità:
“La situazione vissuta ieri sembra, a detta dei veterani, aver riportato l’orologio”carcerario” indietro di 40 anni. Negli anni 70, infatti, erano assai frequenti gesti come quelli che abbiamo vissuto ieri seppur in un contesto ove la legge Gozzini non ancora offriva i tanto auspicati benefici premiali. -ha evidenziato in una nota il segretario confederale della Uil Penitenziari Mauro Nardella-Evidentemente ciò non basta se al giorno d’oggi si contano aggressioni pressoché quotidiane negli istituti di pena.-Continua Nardella- La palla passa ora al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede il quale, avendo competenza in materia penitenziaria, dovrà necessariamente prendere urgenti provvedimenti magari rafforzato, nella sua opera, dal Presidente del Consiglio Conte e dal ministro dell’Interno Salvini il quale, insieme al Ministro Bonafede, sembra si sia voluto sincerare delle condizioni dell’assistente ferito. Bellissimo gesto e molto apprezzato dai poliziotti penitenziari..”
Secondo Gianmarco Cifaldi, docente di sociologia penitenziaria all’Università “d’Annunzio” a Chieti, e profondo conoscitore della realtà penitenziaria abruzzese, al di là della necessità sempre più impellente di istituire un garante che in questa Regione continua a mancare, il problema é legato all’assenza di tutele per tutti i soggetti, detenuti e personale, che vivono una quotidianità all’interno delle carceri:
“Intanto siamo oltre i 500 detenuti in esubero, complessivamente, nelle carceri abruzzesi – dice Cifaldi – e poi non é mai stata attivata una politica seria per elevare un minimo la qualità della vita all’interno degli istituti di pena, soprattutto per coloro che ci lavorano.”
Intanto il segretario nazionale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Co.s.p., Domenico Mastrulli recatosi questi giorni in Abruzzo per verificare le condizioni delle carceri abruzzesi, in riferimento alle criticità sollevate dal personale in servizio nelle strutture di Vasto e Sulmona, causate dal sovraffollamento e dalla cronica carenza degli organici di polizia penitenziaria, ha chiesto ai ministri della Difesa, dell’Interno e della Giustizia “di fronteggiare l’emergenza attraverso l’impiego di personale militare”. Il segretario nazionale del Co.s.p., oggi in visita nel carcere di Sulmona, chiede che personale militare possa essere utilizzato a supporto dei presidi carcerari al fine di assicurare la vigilanza esterna e i servizi di sentinella lungo i perimetrali dei penitenziari.
Il servizio del Tg8