Un nuovo sostanziale elemento nel già ricco dossier contro la realizzazione del gasdotto SNAM a Sulmona, quello dei tecnici del Parco Nazionale della Maiella.
Una Valutazione d’Impatto Ambientale del Ministero datata addirittura 2011 e che chissà per quale ragione non ha scadenza. Fatto ancora più grave non tiene conto di un parere fondamentale, quello del Parco Nazionale della Maiella, la cui area è a ridosso di un centinaio di metri dal sito di Case Pente, dove dovrebbe sorgere la centrale di compressione progettata per spingere il gas metano all’interno del metanodotto che dal capoluogo peligno si dirige verso Foligno. Nella caratterizzazione ambientale redatta dai tecnici del Parco si smentisce, di fatto, il parere positivo dello stesso Ministero, segnalando come sia d’impatto e dunque di pericolo per diverse specie animali: l’orso bruno marsicano, avvistato numerose volte da quelle parti, due branchi di lupi che hanno segnato il territorio in quel sito ed il gatto selvatico. Per non parlare della fauna acquatica con il tritone crestato italiano ed il gambero di fiume, due specie protette e fortemente a rischio. La relazione del Parco, specificatamente richiesta dal Comune di Sulmona, e sostanzialmente contraria all’opera non può essere, per legge, ignorata dal Ministero dell’ambiente che ora dovrà in qualche modo rispondere, redigendo una nuova V.I.A. ed in caso contrario rischiare di vedersi piombare sulla testa una sentenza contraria del Tar, così come accaduto per una centrale di stoccaggio a S.Benedetto del Tronto:
“Ovviamente stiamo valutando l’ipotesi di ulteriori ricorsi contro questa opera – spiega Augusto De Sanctis del coordinamento No Hub del Gas Abruzzo – visto il silenzio assordante del Ministero e soprattutto del Ministro Costa che di tutti i buoni propositi sbandierati in Abruzzo non ne ha mantenuto uno”.
Intanto nuovi dati che testimoniano l’inutilità dell’opera, forniti dal portavoce del Comitato No Snam di Sulmona Mario Pizzola:
“Nel 2019 in Italia si è consumato poco più di 74 miliardi di metro cubo di metano – precisa Pizzola – questa opera, nel suo complesso, ne garantirebbe oltre 143 miliardi, una sovra capacità giustificabile solo nelle intenzioni della Snam di vendere ad altri paesi il metano, ma la verità è che nessun Paese ha necessità di comprare ed è qui che emerge il reale motivo per cui Eni insiste nel voler realizzare la centrale, perché la obiettiva anti economicità sarà mitigata dall’aumento delle tariffe in bolletta, grazie ad un’assurda legge del ’94 che lo consente in caso di realizzazione di nuove opere.”
Il servizio del Tg8