Cepagatti, la Riello conferma la chiusura dello stabilimento entro fine anno e il licenziamento di 71 lavoratori (altri 19 vengono trasferiti). Vani tentativi della Regione: “Decisione sconcertante che avrà pesanti risvolti nazionali”, il commento degli assessori regionali Quaresimale e D’Amario.
“In un’ora di duro confronto i responsabili del Gruppo Riello hanno confermato la dismissione dello stabilimento di Cepagatti entro la fine dell’anno. La procedura di licenziamento collettivo per 90 lavoratori dovrebbe partire a breve e nei successivi 75 giorni sarà realtà la cessazione della produzione. E’ una decisione sconcertante che avrà pesanti risvolti nazionali”, hanno subito commentato gli assessori regionali Pietro Quaresimale e Daniele D’Amario he hanno presidiato il tavolo della vertenza.
Sulla stessa frequenza i rappresentanti sindacali e le Rsu dei lavoratori che hanno accusato l’azienda di portare avanti un disegno che penalizza Cepagatti e l’Abruzzo. All’esterno della sede della Regione un folto gruppo di lavoratori della Riello ha seguito a distanza l’evolversi dell’incontro. “Abbiamo in tutti i modi cercato di far capire all’azienda la gravità della decisione – ha aggiunto Quaresimale – illustrando tutta una serie di misure e di iniziative che la Regione ha possibilità di mettere in campo per favorire la transizione ecologica dello stabilimento di Cepagatti la cui riconversione starebbe alla base della decisione. Ma si è subito intuito che la trasformazione in senso ecologico dello stabilimento è solo una scusa e che, diversamente, il Gruppo ha solo la volontà di delocalizzare per precisa strategia aziendali. A questo punto attiveremo presso il Mise la costituzione di un tavolo nazionale chiedendo la partecipazione diretta del Ministro Giorgetti”.
In apertura della riunione i rappresentanti del Gruppo Riello hanno elencato le motivazioni che sono alla base della decisione di chiudere la produzione di Cepagatti: efficientamento della gamma prodotto, lo sviluppo di prodotti con combustibile alternativo e l’immissione di tecnologie diverse e avanzate. Di fronte a queste necessità di riconversione dello stabilimento, la Regione ha subito proposto un tavolo tecnico per capire dove intervenire, mettendo a disposizione del Gruppo risorse economiche e misure tecniche di natura industriale e incentivi di riconversione professionale per far fronte alla transizione ecologica. “Nonostante questa ampia disponibilità dell’istituzione regionale fatta non di parole ma di atti concreti di immediata realizzazione – hanno detto gli assessori Quaresimale e D’Amario – l’azienda ha confermato la chiusura come precisa strategia aziendale. In sostanza, Riello penalizza lo stabilimento modello di Cepagatti e il suo Centro di ricerca per spostare una parte della produzione negli stabilimenti in Veneto e Lombardia e successivamente in Polonia. La posizione di forte chiusura è inaccettabile e fuori da ogni confronto sindacale. Anche di questo se ne farà carico il tavolo nazionale”.