Il dato sulle richieste di indennità di disoccupazione per la provincia dell’Aquila è in continua crescita, come emerge dal report elaborato dalla Direzione regionale dell’Inps Abruzzo.
Lo segnala in una nota Franco Marrelli, segretario provinciale Cgil de L’Aquila che precisa:
” Se al 31 dicembre 2018 per la provincia dell’Aquila risultavano 7.125 beneficiari di prestazioni a sostegno del reddito (tra Aspi, Mini Aspi, Naspi e Discoll), un anno dopo, a fine dicembre 2019, sempre per le stesse tipologie di prestazioni risultavano 7.635 beneficiari, con un aumento di 510 richieste: il che equivale a una variazione percentuale del 7,1% tra il 2018 e il 2019. Dallo stesso report si evince una diminuzione di tutti gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga), che coincide prevalentemente con il raggiungimento del limite massimo di utilizzo consentito per legge e con il conseguente licenziamento dei lavoratori, una circostanza questa confermata dal costante aumento delle richieste di indennità di disoccupazione. Tra l’altro dal numero di domande complessivamente pervenute all’Inps relative al sussidio di sostegno al reddito, superiori numericamente rispetto ai beneficiari, si palesa una forte precarizzazione del lavoro, con un ricorso massiccio a forme di contratto a tempo determinato. Circa la gestione straordinaria della cassa integrazione, il dato in aumento è quello riferito alle attività del settore commercio, che passa dalle zero ore del 2018 a 60.480 ore autorizzate del 2019. Ciò sta ad indicare tra l’altro un indebolimento della domanda interna, dovuto anche a bassi salari e a pensioni ridotte. Non si spegne dunque il grido di allarme sulle cattive condizioni dell’economia e del lavoro nella nostra provincia, un allarme totalmente inascoltato dalla politica e dalle istituzioni, considerando tra l’altro le molteplici crisi industriali che continuano a colpire il nostro territorio, che vede altresì una crescente difficoltà nella ricollocazione o rioccupazione di chi in questi anni ha perso il lavoro, di chi è costretto ad emigrare verso altri luoghi più attrattivi in termini occupazionali. C’è bisogno che tutti gli attori coinvolti (imprese, istituzioni e sindacato) siano capaci di di un confronto e di iniziative in grado di creare realmente le condizioni per invertire una tendenza che anno dopo anno continua a ridurre il perimetro occupazione della nostra provincia, considerando che una parte cospicua delle nuove assunzioni risultano rapporti di lavoro part-time o con tipologie di contratto flessibile. Il lavoro, la qualità del lavoro e i diritti dei lavoratori devono essere al centro di un nuovo patto istituzionale, capace di attrarre investimenti sul territorio partendo dai bisogni delle persone e dalle necessità delle comunità locali. Questa dovrà essere la sfida di chi è chiamato a governare, a tutti i livelli istituzionali, i nostri territori.”