I genitori di alcuni alunni dell’Istituto Comprensivo 3 di Chieti tornano a chiedere che i propri figli a mensa possano portarsi i pasti da casa. La dirigente Michelangeli pronta a recepire le istanze ma non senza le autorizzazioni di Comune e Asl.
Vogliono far portare ai figli il pasto da casa alcuni genitori degli alunni delle scuole dell’Istituto Comprensivo 3 di Chieti Scalo i quali dicono di essere pronti a presentare diffide. Lo scorso anno scolastico, in seguito alla protesta sul servizio di refezione scolastica ritenuto caro e scadente da alcune famiglie, il Comune aveva deciso di rivedere il sistema dei pasti scolastici cercando di andare incontro a molte richieste dei genitori ma gli alunni avevano lamentato ancora criticità riguardanti il cibo somministrato. Si è proposta, pertanto, l’iniziativa riguardante il pasto domestico, preparato a casa e portato a scuola ma, a poche settimane dalla riapertura, i genitori hanno chiesto informazioni alla dirigente dell’Istituto Comprensivo, la professoressa Maria Assunta Michelangeli, la quale ha risposto che non sono ancora arrivate le autorizzazioni della Asl e del Comune e spiegato che è il Comune, per legge, a gestire il servizio mensa mentre la Asl fornisce i relativi pareri dopo le verifiche sanitarie. Al Tg8 la professoressa Michelangeli spiega “Siamo pronti e disponibili a recepire le istanze delle famiglie ma nel rispetto della legge e delle competenze”. Dunque la scuola, che conta oltre 1300 alunni, sette plessi, tre scuole dell’infanzia, tre primarie ed una secondaria di primo grado e la scuola in ospedale, che per le sue attività didattiche, ha anche ottenuto importanti riconoscimenti sia a livello locale che internazionale, svolge un ruolo di intermediaria nella querelle.
In una nota della dirigente scolastica Michelangeli, come riportato in un articolo dalla collega del quotidiano “Il Centro” Arianna Iannotti, si legge che “Facendo seguito all’avviso numero 113 del 04/06/2018 si ribadisce la disponibilità dell’Istituto a consentire la fruizione del tempo mensa con pasto portato da casa per gli alunni frequentanti le sezioni a tempo pieno delle scuole primarie e della scuola secondaria di primo grado. A questo proposito, si fa presente che a oggi, tuttavia, non sono ancora pervenuti i pareri favorevoli degli enti competenti, indispensabili per attivare il servizio”.
Il mancato arrivo dei pareri non è stato accolto favorevolmente dai genitori i quali hanno deciso di inviare una serie di diffide alla libera consumazione del pasto domestico in base alla sentenza della Corte d’appello di Torino che nel 2016 ha accertato il diritto dei genitori di scegliere per i propri figli tra la refezione scolastica comunale onerosa e il pasto domestico da consumarsi nell’ambito delle singole scuole e nell’orario destinato alla refezione.
Guendalina Giannini, rappresentante dei genitori, contattata dalla redazione di Rete8 ha dichiarato “La nostra scuola ha deliberato il 15/12/2017 di dare la possibilità di usufruire del pasto da casa ma stanno aspettando le autorizzazioni di Asl e Comune per definire le norme igieniche…ma ora siamo arrivati ad inizio anno e le autorizzazioni dopo 8 mesi ancora non sono arrivate. Ho chiesto consiglio all’avvocato Vecchioni Giorgio che gestisce un gruppo su Facebook a Torino e mi ha scritto ed inviato un modulo che io stessa ho compilato per i miei figli e divulgato ai genitori della mia classe di cui sono rappresentante e agli altri rappresentanti di classe della scuola’media Antonelli comprensivo 3 di Chieti Scalo. Non è un servizio da attivare ma un diritto da godere in libertà e democrazia. In altre città e scuole, anche di Chieti, è stato permesso, senza alcuna autorizzazione della Asl o del Comune. Siamo stanchi di essere trattati come i figliastri di serie B. Stiamo portando avanti questa richiesta perché ce lo hanno chiesto i nostri figli e perché siamo costretti a portarli ad una scuola a tempo prolungato per motivi di lavoro”.